Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il
Lavorare gratis, anche a titolo amichevole, può essere un’occasione importante per fare esperienza e maturare la famosa gavetta. Ma il lavoro gratuito non deve diventare un’abitudine. Altrimenti rischi di non emergere con il tuo progetto.
Non si smette mai di imparare. E di lavorare senza retribuzione, gratis, per fare esperienza. Ho avuto il (dis)piacere di leggere un annuncio di lavoro, pubblicato su un portale che ovviamente non citerò, che in realtà era tutto tranne che un annuncio.
Mi spiego meglio. Una persona, uno studente universitario con buona preparazione nel campo della tecnologia, si propone come autore di articoli dedicati alla scienza.
Ma anche al mondo Hi-Tech. E all’informatica. OK, ci sta. Non c’è nulla di strano e di trascendentale. I forum servono anche a questo, servono anche a creare nuove occasioni di lavoro quando tutti gli altri canali falliscono. E di solito falliscono.
Indice dei contenuti
Esperienza e gavetta: il problema è un altro
Il problema è che questa persona si propone in forma gratuita. Chiede di lavorare gratis. In pubblica piazza. Ma il lavoro occasionale a titolo gratuito non è sempre la soluzione.
L’unica condizione è la qualità del portale: vuole dare risalto al nome, e pubblicare con la propria firma. Cerca esperienza e visibilità. Ma pubblicare un annuncio simile è sbagliato.
Estremamente sbagliato. Non mi rivolgo ai proprietari del forum (che potrebbero dare una linea), ma al ragazzo che vuole un lavoro volontario senza retribuzione.
Questa idea di lavoro gratis per fare esperienza è una strada senza uscita. È un vicolo cieco, un cul de sac. Questa è una direzione che ti porterà verso la sconfitta.
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Lavorare gratis non vuol dire elemosinare
Io capisco perfettamente il tuo bisogno di lavorare gratis. O meglio, capisco la tua necessità di fare esperienza. Anche io ho prestato e presto le mie capacità gratis.
Quindi senza ricevere compenso, ma solo per farmi pubblicità. Lo faccio quando so che posso avere un ritorno. Molte persone dicono: “Non si campa di visibilità”. Quando sei freelance sì, ne hai un gran bisogno. Ma devi puntare sui canali giusti.
Non puoi e non devi lavorare gratis per pinco pallino: devi cercare un nome che ti permetta di dare risalto al tuo profilo. E devi sfruttarlo per raggiungere persone interessate alle tue capacità. Ma non devi sminuire la tua richiesta in pubblico.
Ti stai svendendo
Io capisco il tuo punto di vista ma di fronte alla maggior parte delle persone stai comunicando solo un messaggio: “Per cortesia fatemi lavorare gratis”.
È questo non è un buon modo di iniziare la tua carriera professionale. Forse dovresti iniziare a pensare in modo diverso, e magari aprire una partita IVA per proporti al meglio.
Stai attirando malintenzionati
Questo è il problema principale. In rete c’è un bel po’ di gente che cerca manodopera a basso costo, ed è alla continua ricerca di annunci simili. Niente gloria, niente visibilità: solo promesse e tanto lavoro da svolgere. Senza ricevere compenso.
Stai facendo cattiva pubblicità
Sul web tutto si basa sull’autorevolezza del proprio nome. Un nome che deve essere sinonimo di affidabilità, professionalità, competenza. Se lo associ a una richiesta del genere stai andando nella direzione opposta e contraria al buon senso.
Quindi non c’è soluzione? Come può un individuo trovare una buona piattaforma per fare esperienza, dare forma al portfolio e iniziare a collaborare con una realtà stimolante? La soluzione per lavorare a costo zero c’è in ogni caso, non temere.
Lavoro a titolo gratuito: testa alta. Sempre!
Devi iniziare a curare il tuo network, e devi farlo sempre a testa alta. Come? In primo luogo apri un blog. Crea un luogo dove fare esperienza e trovare visibilità. Coltivalo.
Accompagna questa avventura con i giusti social: sono fondamentali per ottenere visibilità e lavorare gratis per fare esperienza. Per collaborare con portali che ti diano visibilità usa la forma privata. Contatta direttamente, usa il faccia a faccia.
Cioè manda delle email ai singoli blogger. Scrivi a ogni autore e lascia la tua richiesta. Con onestà e semplicità. Soprattutto, usa i forum per creare l’autorevolezza necessaria al tuo nome e cognome. Le persone devono fidarsi di te subito.
Lavorare gratis per fare esperienza
Noi operai del web non abbiamo bisogno di lavorare gratis. Vogliamo i soldi. Anzi, vogliamo un Marx 2.0 (meglio 3) che risvegli la coscienza di classe e unisca il proletariato sotto la bandiera del post-comunismo per combatte il post -capitalismo.
Io lavoro, tu paghi. Fine della storia. Ma ti assicuro che puoi lavorare gratis e guadagnare. Anche più di 50 centesimi ad articolo. Ecco il piccolo manuale nato dalla mia esperienza personale di lavoro volontario senza retribuzione:
Pubblicità
Il primo requisito per accettare lavori gratuiti è semplice: la pubblicità. Attraverso un lavoro eseguito a costo zero devo essere in grado di evidenziare il mio nome, di mettere in luce i miei dati e il link al mio blog. O al mio profilo LinkedIn.
Tra la mia figura professionale e il nome sul lavoro appena eseguito non devono esserci ostacoli: la strada deve essere pulita, senza intoppi. Io lavoro gratis per volontariato, tu mi fai pubblicità e non ti prendi i meriti del mio operato.
Qualità
Immagina una scala per misurare la qualità del lavoro. Tu sei al punto 3 (facciamo 3,5) e per giustificare un lavoro gratuito devi puntare al numero 4, o al numero 5. Forse il 6 è troppo lontano, ma non aver paura: lancia il cuore oltre l’ostacolo.
Devi puntare in alto, devi guardare verso quelle risorse che hanno numeri che tu non possiedi. Solo così puoi lavorare gratis per fare esperienza.
Stress
A volte le persone fanno finta di non capire. Tu accetti di scrivere un articolo di tanto in tanto, per fare un po’ di pubblicità al tuo nome, e ti ritrovi nel cuore di una redazione con due articoli a settimana da scrivere con uno stile ben preciso. E senza sbavature.
Ci sono tante formule per lavorare gratis. Io accetto solo quelle che rispettano la mia persona, che non esagerano e non sfruttano il loro nome per trasformare un collaboratore occasionale in un lavoratore a tempo pieno. Ovviamente non pagato.
Impegni
Hai trovato una ghiotta occasione per un lavoro occasionale a titolo gratuito. Vuoi farti pubblicità su una piattaforma vantaggiosa. Accetti subito o ti prendi un po’ di tempo per pensare? Io dico la seconda, perché c’è un altro punto da valutare.
Un professionista che mette da parte i propri impegni per un lavoro volontario senza retribuzione (lavorare gratis) non è tale. Devi scegliere, devi prendere una strada e seguirla fino in fondo: trascurare i clienti, per quanto piccoli possano essere.
Per approfondire: come trovare clienti online
Vuoi lavorare gratis per fare esperienza?
In un web sempre più centrato sulla persona, sulle qualità del singolo autore, non puoi presentarti con una richiesta del genere. Lavorare gratis può avere delle conseguenze positive, ma solo se punti alla qualità. Sei d’accordo con il lavoro non retribuito?
Categoria: Lavoro online
Riccardo, hai centrato il punto della questione. Siamo così alla disperata ricerca di un’esperienza che siamo disposti a perdere la dignità. Per quello che riguarda me, afferrato il concetto che è molto meglio coltivare il blog e le relazioni, non mi proporrei mai per scrivere gratuitamente. D’altro canto, so bene che a volte ci si sente così avviliti che si arriva alle pseudo-soluzioni estreme: non giustifico lo studente, ma comprendo perché è arrivato a tanto. Mi auguro che possa incontrare qualcuno che glielo faccia comprendere, che si sta svendendo azionando un meccanismo subdolo.
Il problema è che, finché c’è gente che si presta a lavorare gratis o a farsi sfruttare a 3-4 euro ad articolo, sarà sempre più difficile farsi pagare il giusto e dovuto.
Ciao Riccardo, capisco benissimo il tuo punto di vista, soprattutto in quanto copy, nel vedere un lavoro intellettuale buttato nelle ortiche e calandosi letteralmente le braghe, come nel caso in questione. Mi viene da sorridere se penso a chi, tempo fa, riduceva l’attività di freelance a “lavoretti fatti da casa”: del resto se esistono fenomeni del genere di cosa ci meravigliamo?
Condivido anche l’idea di parlarne senza citare il forum in questione, perchè non è tanto quello il punto (se ci pensi, il tizio avrebbe trovato comunque un sito di annunci per mettersi a disposizione free): il fatto grave è che questa persona è la prima a credere che il suo lavoro non debba essere pagato. Nonostante tutto vuole farlo, perchè “sai, la visibilità”, questo ennesimo paravento per non ammettere di avere un problema, più riciclato de “La crisi”, “La società”, “Il cattivo tempo” e chissà che altro.
Ad un incontro con aspiranti fumettisti ricordo che Roberto Recchioni, sceneggiatore di storie tra i più famosi in Italia, disse esattamente questo: per diventare professionisti nel settore, la prima cosa è convincersi da soli che il proprio lavoro meriti di essere retribuito. Ovvero che, sì, quelle storie che sapete scrivere non siano scemenze che saprebbe fare chiunque, ma che un editore debba venire a chiedervi di fare in gran numero e sotto idonea retribuzione. Non è facile farlo, entrano in gioco vari discorsi legati all’autostima e ad un minimo di sana fiducia in sè, ma va fatto se si vuole (soprav)vivere.
Diversamente, secondo me, sei solo un dilettante fuori dal mondo che fa le cose per capriccio, giusto per avere qualcosa da raccontare durante le aperi-cene, annegato ad autocommiserarsi tra uno sbadiglio e l’altro. E mi permetto di aggiungere che #coglioneno era una campagna avanguardistica, se le cose stanno così, purtroppo.
Sono completamente d’accordo con quello che scrivi, Riccardo, e quoto i commenti precedenti, soprattutto quello di Daniele che calza a pennello per il mio settore di appartenenza. Fino a quando ci saranno persone disposte a farsi sfruttare gratis o a pochi euro per scrivere sui giornali non andremo da nessuna parte e le garanzie per i lavoratori saranno sempre meno (la trattativa al ribasso sull’equo compenso nel nuovo contratto dei giornalisti è un esempio lampante). Quanto ci hanno campato gli editori con la ricerca di visibilità delle giovani firme che poi hanno conosciuto solo una vita di precariato! Eppure con il web le cose stanno lentamente cambiando. Molto meglio un blog, dove condividere le proprie idee. Gratis, ma in totale libertà.
Ciao Riccardo,
essendo ancora agli inizi, mi sono rivista moltissimo in quel ragazzo…non perché ritenga giusto offrire il proprio lavoro gratis, ma perché ho capito le sue ragioni, cosa lo sta spingendo a tanto.
A volte perdi di vista tutto e pur di farti un nome, arrivi a svenderti con le persone sbagliate…succede, è successo a tutti.
Ma in un sistema dove trovi annunci di lavoro rivolti a redattori in cui a fianco di Contratto c’è scritto Passione (giuro che l’ho letto e screenshottato), non mi sembra nemmeno più così strano quel ragazzo.
Io fortunatamente l’ho capito in tempo e sto cercando di costruirmi e curare il mio network…non so ancora dove mi porterà esattamente, ma ogni volta che arriva una piccola soddisfazione, che imparo qualcosa, che sento una crescita in me, capisco di essere sulla strada giusta…una strada che auguro a quel ragazzo di trovare presto.
Alessandra, quello che vale per te vale per me. Ovviamente, la via intrapresa non è semplice e, per chi è abituato alla logica del posto fisso, sembra una follia. Ti è mai capitato che ti chiedessero “E quanto ti pagano?”. Ed io rispondo che per ora non sto facendo che esperienza, ritagliandomi uno spazio personale, che mi presenti. Non è sperare semplicemente di essere notati, come se sul web ci fossero dei talent scout, ma si tratta di sfruttare uno strumento nelle sue infinite declinazioni di utilizzo per promuoversi. Magari per te e me l’espressione “self branding” significa qualcosa, per il ragazzo in questione probabilmente non vuol dire nulla.
Quando leggo queste cose non mi arrabbio, me ne dispiaccio.
Mi dispiace vedere che ci sono giovani (non che io sia vecchio, eh!) con enorme voglia di fare, ma senza quel tantino in più di autostima che serve per iniziare con il piede giusto. Se vuoi diventare un professionista, è vero, devi essere il primo a considerarti meritevole di venir retribuito.
Ciao Riccardo! 🙂
Come sai, si tratta di un tema a me molto caro, che ho affrontato in diverse occasioni nei miei post.
Mi incazzo. Quotidianamente viviamo la difficoltà del presente e del suo universo lavorativo, che sta subendo profondi cambiamenti, ma svalutarci professionalmente non solo non ci porterà da nessuna parte, ma neppure ci renderà appetibili sul mercato. Perché essere autolesionisti?
Ti sottovaluti, ti svendi? Che reputazione pensi di poterti costruire? E un responsabile HR di un’azienda Pincopallino, ad esempio, che opinione dovrebbe avere di una persona che sottovaluta in questo modo il suo lavoro? Perché dovrebbe assumere un giovane che non ha piena consapevolezza delle sue capacità nè della sua professionalità? Una consapevolezza che, naturalmente, deve sempre andare di pari passo con l’umiltà e con l’immancabile voglia di imparare e di migliorare quotidianamente.
Non voglio sembrare poco comprensiva. Tutti (ed io per prima!) viviamo momenti, giorni, periodi in cui ci sentiamo davvero 5 metri sotto terra, ma svenderci non ci è di alcun aiuto, anzi uccide la percezione positiva che dovremmo avere di noi stessi. Perciò, stringiamo i denti e andiamo avanti. Ad oggi siamo in tanti a farlo con la certezza che qualcosa cambierà. La certezza.
Ciao Riccardo,
hai perfettamente ragione. Il ragazzo ha posto male l’annuncio: la visibilità, per un freelance, è tutto. Per un portale con un buon numero di visite e visualizzazioni, che mi può portare visibilità e qualche cliente, tutti (penso) dedicheremo un po’ di tempo gratis. Il tempo dedicato mi sarà ricompensato con qualche nuovo cliente nei migliori dei casi.
Ma dire di voler lavorare ”agggggratis” no. Va bene l’esperienza, ma l’annuncio è stato posto proprio male.
Ottima riflessione 🙂
Io sono dell’idea che sia una mossa corretta invece: proponendosi gratis ha modo di scegliere lui dove scrivere probabilmente ottenendo l’accesso a siti e testate in cui non l’avrebbero calcolato se avesse chiesto subito un compenso.
A questo punto sta a lui: se scrive anche solo 10 pezzi davvero ben fatti che fanno visite e sviluppano dibattito sulla testata, se genera insomma valore, avrà buon gioco nello smettere di scrivere di punto in bianco dopo la demo gratuita e dire “ok, hai visto quel che so fare, ora parliamo di soldi”.
Invece chiedendo subito un compenso si finisce per essere uno dei tantissimi candidati e si rischia di essere scartati anche se capaci: ci perde il lavoratore e ci perde il sito/testata che si lascia scappare un talento.
In questo modo invece la possibilità di fare matching tra una buona testata e un buon professionista aumentano. L’importante è avere compentenze (e avercele davvero) e saper gestire bene la contrattatazione una volta ottenuta l’attenzione dell’editore.
Ovviamente tutto questo lo dico da editore, tanto per essere chiaro. Ora scarnificatemi pure ma sapere che ho ragione 😉
Nessuna scarnificazione, sereno 🙂
Io collaboro con diverse realtà in forma gratuita per farmi la giusta pubblicità. È una questione di investimento: invece di pagare 50 euro di pubblicità su Facebook spendo una giornata per creare un articolo di qualità da pubblicare su un blog di qualità.
Il concetto è un altro: non svendersi in pubblica piazza. In questo modo farai da esca ai vari sciacalli.
La pubblica piazza, per quanto evitabile, è invece un mezzo lecito: il copywriting stesso dell’annuncio può essere impostato in modo funzionale a una scrematura preventiva e si mette il possibile committente nella posizione di dover mandare attivamente una mail anziché di doverla ricevere con la possibilità di cestinarla con un click.
Se ci pensi a livello relazionale è ben diverso e il nostro articolista avrà buon gioco a fare la sua selezione da una posizione di maggior vantaggio.
Inoltre l’annuncio pubblico crea la possibilità di contatto con testate che il nostro copywriter free non conosce e che magari non per questo sono da scartare.
Ma evidentemente se lo può permettere di lavorare gratis e forse non dovrebbe chiamare qualsiasi cosa voglia fare lavoro. Il lavoro serve per vivere e per vivere deve portare ad un minimo di guadagno. Questo lo comprendi quando esci fuori dalla copertura dell’economia famigliare e allora col cavolo che vai a chiedere visibilità gratis e accontentarti 0,50 al pezzo. Io anche ho iniziato con collaborazioni così, ma pensando bene ai tempi e ai risultati da raggiungere nel breve e medio termine, dettato non tanto dalle strategie e dagli obiettivi ma da che cosa effettivamente abbiamo bisogno. Ecco, il bisogno viene sempre tralasciato dalla strategia di costruzione professionale e invece dovrebbe essere la domanda che ci fa partire. Di che cosa ho bisogno adesso, in questo mese, in questo anno? Di quanti soldi ho bisogno per vivere, per uscire da una famiglia, eccetera non possono essere domande così scontate e di cui vergognarsi anche con sé stessi.
Se il tuo ragionamento parte dai tuoi bisogni non devi cercare tanto un lavoro quanto un partito politico che aumenti il welfare per la tua categoria.
Se vuoi lavorare hai a che fare con un mercato e il concetto deve essere quello di capire come aumentare il proprio valore sul mercato del lavoro a un livello pari o superiore alle proprie esigenze economiche. Se parti dalle esigenze ignorando la tua capacità di produrre valore ti metti solo nella posizione di andare incontro a sistematiche delusioni.
Tieni conto che le imprese non hanno il dovere sociale di dare lavoro e reddito a chicchessia, pagano già le tasse per questo, i lavoratori li prendono solo se conviene in relazione a ciò che devono fare e al relativo rapporto costi/ricavi.
Se il copywriting viene pagato poco le questioni sono due: o è un lavoro a bassi margini di suo o i copywriter (o wannabe tali) sono mediamente poco preparati e incapaci di creare un valore tale da giustificare un certo tipo di compensi.
Si ma che cosa mi spinge a voler lavorare? Certo che uno come cittadino pensa al sistema politico e sociale, al welfare ma entrata ed uscita da un’urna elettorale io poi devo capire giorno per giorno, periodo per periodo come vivere, mangiare, pagarmi l’affitto e anche portare avanti un’esistenza piacevole. Lavorare non è solo un volontà, è anche una necessità e quindi uno sttumento che serve a soddisfare molteplici bisogni, non solo il mangiare e il dormire e il web nel nostro caso è uno strumento all’interno di questo contenitore che si chiama lavoro. Il confronto con il mercato, con i datori, le imprese, eccetere io la vedo come una conseguenza.
Riccardo, mai prima d’ora mi era capitato di trovare considerazioni così limpide e cristalline. Una professione si costruisce facendo la gavetta, mica facendosi sfruttare gratis. Il lavoro poi arricchisce culturalmente le persone ma lavorare gratis arricchisce probabilmente solo il datore di lavoro. Condivido qualche commento precedente che questo modo di fare alla fine svaluta il lavoro prezioso dei professionisti. Anche a me, informatico amante del web e social media manager, capita di sentirsi dire “ma come, un sito non dovrebbe essere gratis ?” oppure “voglio essere il primo in prima pagina con la parola mobili, ma ovviamente senza rifare il sito o spendere soldi per gli ads”. Io rispondo che i miracoli non si fanno, che wordpress è gratis e che si possono cimentare nel provarci. Solo così poi tornano alla fonte sottoscrivendo il preventivo e condividendo il progetto e gli obiettivi. Ovviamente poi i risultati arrivano e i guadagni pure, ma chiedere pubblicamente di lavorare gratis, mai, piuttosto investo il tempo studiando e cercando di migliorarmi. Consiglierei a questa persona di leggere qualche libro sul personal brand (non cito il mio preferito per non far pubblicità) e poi qualche libro specializzato sui suoi temi preferiti. Il lavoro arriverà così come l’esperienza migliorerà. Prolisso come al solito, ma un in bocca al lupo al ragazzo.
Io vorrei far notare che in rete si trovano molte ‘offerte’ di lavoro che non prevedono compensi, (specialmente per autori d’articoli).
Si trovano anche annunci di lavoro discriminatori che fanno esplicito riferimento all’ eta’, al genere o alla residenza. Riferimenti che la legge vieta!
C’e’ una vera e propria escalation di annunci illegali, probabilmente favorita dalla difficile situazione economica ..
Ciao giuseppe,
Hai perfettamente ragione. Ma a questo punto deve essere l’autore a rifiutarsi. Queste offerte esistono perché ci sono:
Queste persone dovrebbero prendere coscienza del danno che stanno facendo all’economia del web e alle proprie esistenze professionali.
Concordo. Evidentemente il lavoro (culturale) da fare…non manca!
Per dirne una, questi sono gli annunci di lavoro da evitare e condannare: paperblog.com/inzazu-cerca-web-writer-da-inserire-nel-proprio-organico-2384704/ Quelli che ti dicono “al momento gli articoli non sono retribuiti”.
Eh, i portali se ne cadono di questi annunci! All’inizio ci sono pure cascata, poi ho desistito, perché sarebbe stata un’attività che non mi avrebbe portata da nessuna parte. Davvero preferisco dedicarmi al mio blog!