Cosa sono i leoni da tastiera sui social?

Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il

I leoni da tastiera sui social network sono persone che esprimono opinioni aggressive, offensive o provocatorie online, sfruttando l’anonimato e la distanza fisica forniti da internet per dire cose che non direbbero di persona.


Niente articolo tecnico oggi, voglio dedicarmi ai leoni da tastiera su Facebook. Affronto un tema che mi sta a cuore: la rabbia che le persone riversano suo social. Di conseguenza, dobbiamo anche capire come difenderci da queste brutte persone online.

bullismo sui social
C’è bullismo sui social network?

Sono tutti leoni. Un esempio chiaro di come si comporta un leone da tastiera online che non conosce la netiquette? Ho avuto modo di ammirare l’epica figuraccia di un candidato sindaco della Lega che ha insultato Selvaggia Lucarelli sulla sua bacheca Facebook.

Selvaggia pubblica una foto con una bimba morta in mare, una migrante, e il leghista la etichetta in modo volgare. Lei in diretta radio lo chiama e pretende scuse.

Non è la prima volta che Selvaggia Lucarelli chiama a casa delle persone che la insultano: loro continuano a farlo e lei continua a chiamare. E fa bene. Ma qual è il fil rouge che unisce gli episodi? tra i vari leoni da tastiera che devi combattere?

Chi sono i leoni da tastiera: definizione

I leoni da tastiera sono le persone che insultano sui social. Si presentano – nel migliore dei casi – come dei paladini di una morale o di giustizia popolare. E si arrogano il diritto di apostrofarti in tutti i modi possibili. Oppure abbandonano ogni giustizialismo popolare.

Attaccano a testa bassa: solo volgarità. Combattono. Rispondono. Continuano a offendere. Non trovano pace perché la Selvaggia Lucarelli di turno ha toccato l’equilibrio popolare. Un dramma che deve essere affrontato dai famosi leoni da tastiera.

Le reazioni dei provocatori sui social

Sorpresa! Fine del moto di rabbia. Tutto torna come prima. Un tenero agnellino che non sa cosa dire, che balbetta, che si arrampica su una parete di specchi bagnati.

Un pulcino indifeso. Ma su Facebook era un leone. Ce ne sono tanti di personaggi simili: individui che si nascondono dietro l’anonimato di Facebook (che poi anonimo non è) e lanciano insulti. È successo anche a Gianni Morandi, idolo di Facebook.

Gianni ha avuto l’ardire di schierarsi dalla parte dei migranti. “Grande Gianni, sei uno di noi Gianni”. Poi fa notare che anche noi italiani siamo stati migranti e scoppia il putiferio. “Ma chi sei, ma continua a cantare, non comprerò mai più i tuoi dischi”.

Vallo a prendere di persona a un personaggio simile. Affrontalo faccia a faccia. Non ti mette due parole in croce. Muto. Sbatti il piede a terra e se la fa nei pantaloni.

Perché sono tutti leoni su Facebook?

Allora, la ricetta è semplice. Prepara un substrato di ignoranza nera, condiscila con una frustrazione che prescinde da qualsiasi situazione. Per molti Facebook è come lanciare cinghiate allo stadio. Poi aggiungi un po’ di incoscienza informatica.

Essere su Facebook vuol dire lasciarmi proteggere da un monitor che mi impedisce di guardare negli occhi la persona che sto insultando. In realtà non hai capito niente, sei nudo come un verme e puoi essere rintracciato in qualsiasi momento.

frasi per rispondere a leoni di tastiera

Poi c’è l’aspetto psicologico. Il leone su Facebook tende a spersonalizzarsi. Non sono io, è il mio doppione digitale a dire queste cose. Assistiamo talvolta a uno disturbo dissociativo dell’identità che porta la persona a essere un altro individuo.

Un altro che giustifica il suo essere violento attraverso le ingiustizie della vita: ho perso il lavoro, non ho possibilità economiche, gli immigrati ci rubano il lavoro.

Cerca un capro espiatorio sui social

Ricordi il film School of Rock? Dewey Finn spiega come scrivere una canzone rock e dà un’indicazione chiara: devi andare contro il potere. Pensa al potente, arrabbiati.

Il concetto è simile: il disadattato, il povero cristo non sa con chi se la deve prendere. Quindi va sulla bacheca di Selvaggia Lucarelli e la insulta perché bella e famosa. La stessa cosa fa con Samantha Cristoforetti, colpevole di essere brava e intelligente.

La psicologia delle folle è attuale

Psicologi e sociologi conoscono sicuramente Psicologia delle folle, l’opera di Gustave Le Bon (1895) che analizza il ruolo delle masse descrivendole con un’accezione negativa. Ma, soprattutto, puntando il dito sui motivi che portano il singolo a compiere determinate azioni. La massa quando insulta è sempre in compagnia, questo vale anche online:

Crea un inconscio collettivo attraverso il quale l’individuo si sente deresponsabilizzato e viene privato dell’autocontrollo, ma che rende anche le folle tendenti alla conservazione e orientabili da fattori esterni, e in particolar modo dal prestigio dei singoli individui all’interno della massa stessa.

Wikipedia

L’uomo civilizzato diventa un barbaro nella massa, si trasforma in un individuo spontaneo, impulsivo, dai tratti euforici, contrari ai suoi interessi e alle sue abitudini. Bello come sintetizza tutto Le Bon: “Un individuo nella folla è un granello di sabbia”.

I leoni da tastiera in psicologia

L’individuo labile si lascia trasportare. Per un attimo dimentica gli insegnamenti della madre e si lancia un turpiloquio mai espresso prima. Lascia trasparire tutto quello che si nasconde nel subconscio: rabbia, stereotipi, frustrazione, miseria morale.

Nella psicologia del leone da tastiera, il soggetto si sente bene, crede di aver fatto qualcosa per la società dopo aver insultato il potente. Crede di essere garante del suo pezzo di terra. In realtà ha solo mostrato mediocrità, tutti leoni su Facebook.

Sei una brutta persona sui social

Anche io sono stato etichettato così. E sono una persona tranquilla, una di quelle che lascia correre e non critica tutto ciò che legge. D’altro canto io leggo poco sui social: la funzione non seguire più mi ha permesso di rivalutare Facebook e i social.

brutta persona social
Sei una brutta persona sui social.

Ma questo non è sufficiente. Anche se non ti esponi, le persone che ti circondano sui social creano un’immagine di te distorta. Spesso non è colpa del singolo, ma di un atteggiamento: di un nodo mentale che frena la tua identità e ti rende peggiore.

Basta un attimo per scatenare ire e inimicizie, frecciatine, veri e propri scontri che ricordano duelli medievali. O scontri tra galli spennacchiati. Sei una brutta persona? Probabilmente no, ma sui social dai il peggio di te a causa di questi nodi mentali.

Omeostasi dei leoni su Facebook

Gli esseri umani hanno bisogno di stabilità. Non riescono ad affrontare le innumerevoli variabili della vita quotidiana, quindi puntano all’omeostasi. Cercano di raggiungere un equilibrio. Questo attraverso due passaggi sostanziali:

  • Creazione di percorsi mentali stabiliti
  • Resistenza al cambiamento.

Nel primo caso parlo degli stereotipi: visioni semplificate di luoghi, eventi, persone. Lo stereotipo non è un peccato mortale, ma solo la reazione della tua mente di fronte al numero di variabili che caratterizza la realtà. Una realtà che ti mette alla prova.

Per te è difficile cambiare idea, e questa difficoltà dipende dalle verifiche che sei riuscito a portare a favore dell’idea stessa. La tua mente individua mille elementi per confermare idee sedimentate, e a ignorare ciò che la mette in discussione.

Spesso queste dinamiche si trasformano in leve di contrasto sui social. Perché sei portato a generalizzare, ad abbattere le sfumature perché hai poco tempo. Perché la tua mente non ha la forza di analizzare tutti i “perché” di una scelta altrui.

Selezione delle informazioni

Più che un nodo mentale questa è un’esigenza: vuoi selezionare le informazioni da passare sui social, non vuoi pubblicare tutto ma solo elementi positivi. Magari lavori che vanno a buon fine, articoli, foto in compagnia di amici e colleghi.

Qualcuno chiama tutto questo Personal Branding, ma spesso è semplice riservatezza. Non voglio condividere con il resto del mondo i miei problemi, le mie paure.

Ma tutto questo, spesso e volentieri, si trasforma in motivo di invidia e rabbia da parte di altre persone. Mostri solo parte di te, e la frustrazione si impadronisce dell’altro perché crede che tu sia solo quello che mostri. Ma è profondamente sbagliato.

Le immagini sono pezzettini di realtà. Spesso vere ma parziali. C’è chi leggendo Facebook ne dedurrà che faccio una vita gloriosa e che me la tiro e basta. E Vabbè. In realtà faccio tante altre cose, più umili e dolorose, ma non mi va di parlarne qui.

Riccardo Falcinelli

Il nodo da risolvere? Qui la tua mente è un unico scorsoio da sciogliere: non giudicare l’altro solo perché sembra che sia sempre felice e vincente su Facebook. È solo una parte della sua vita, quella che vuole rendere pubblica. È un suo diritto, stop.

Paura di cambiare nel tempo

La paura, la grande paura che frena tutti noi: quella di cambiare. La paura di fare il passo sbagliato chiude le porte verso la felicità, verso la realizzazione dei sogni e dei desideri. Ma è tutto scritto dentro di te, nella tua testa: il cervello rettile.

Il cervello rettile è una forma di autodifesa. Ti costringe a nasconderti, a frenare le azioni, a mimetizzarti: “Non farti vedere, non esporti, non farti notare dalle minacce”.

Il cervello rettile distilla la paura del cambiamento, il terrore di avanzare verso qualcosa che non conosci. Ma come sostiene anche Seth Godin, oggi devi essere speciale se vuoi andare avanti: essere mediocri è il vero pericolo online e questo fa paura ai leoni.

Tara scolastica che pesa ancora

I professori disegnano un modello pensato da un sistema coercitivo. Un sistema che ha bisogno di menti simili, già formate per obbedire agli ordini e mortificarsi davanti al rimprovero. È un problema culturale: l’equilibrio ha bisogno di sudditanza.

frasi leoni da tastiera
Una frase dedicata i leoni da tastiera.

Devi uscire da questo circolo vizioso. Non è facile, ma l’errore è un aspetto della vita professionale. Un aspetto che devi coltivare: i migliori gestiscono con cura i propri errori, cercano di farli in situazioni di basso rischio per imparare senza far danni.

Ma è anche vero che la situazione ideale non esiste: a volte devi rischiare e sbagliare. Con la gioia e la spensieratezza. A volte, però, devi anche far bene.

Frasi per rispondere ai leoni da tastiera

Per difendersi dai leoni da tastiera su Facebook, nei forum o su altri social come Instagram e TikTok consiglio questo: non alimentare, ignora. Haters gonna hate, odio porta odio e i troll si nutrono di questo. Però è utile avere qualche frase per rispondere a tono.

  • Tutti coraggiosi dietro a uno schermo.
  • Leoni in rete, agnelli nella vita.
  • Il coraggio di chi si nasconde dietro a una tastiera è una maschera.
  • Le parole dei leoni da tastiera sono il riflesso di debolezza interiore.
  • Offendere online è facile; affrontare la realtà molto meno.
  • Un leone da tastiera urla forte nella solitudine del suo schermo.
  • Se solo il coraggio dei leoni da tastiera fosse pari alla loro educazione.
  • La vera forza non si misura dai commenti ma dalle azioni nella reale.
  • I leoni da tastiera dimenticano che dietro ogni schermo c’è una persona.
  • Una tastiera non rende coraggiosi ma solo anonimi.

L’hate speech sui social non può passare inosservato. Quindi per difendersi dai leoni da tastiera può andar bene una buona frase di risposta a tono, senza esagerare. Sui social l’impulsività non è una scelta saggia. Soprattutto se ci lavori con i social media.

frasi leoni da tastiera
Meme dedicati ai leoni da tastiera

In molti casi per azzittire e rispondere ai leoni dietro la tastiera puoi usare un’immagine o un meme da condividere su

Per approfondire: come trasformare un errore sul lavoro in un’occasione

Siamo tutti leoni su Facebook?

Usa Facebook per fare personal branding, per condividere le tue passioni, per organizzare la serata con i tuoi amici. Usalo come credi. Ma lascia in pace il prossimo. Insultare una persona su Facebook è reato, puoi essere denunciato per molto poco.

Riccardo Esposito

Sono un web writer freelance. Mi occupo di scrittura online dal 2009, mi sono specializzato nella stesura di piani editoriali per blog aziendali. Ho scritto 3 libri dedicati al mondo del blogging e della scrittura online (bio di Riccardo Esposito).

Categoria: Social network

16 commenti su “Cosa sono i leoni da tastiera sui social?”

  1. Roberto Prevato

    Pochi giorni fa uno di questi “leoni di Facebook” mi ha insultato dandomi del demente, soltanto perché ho spiegato a una ragazza, in modo educato e rispettoso, che aveva fatto due errori: usando il tempo condizionale invece del congiuntivo, e un verbo intransitivo come transitivo. La créme de la créme!

    1. Riccardo Esposito

      Ciao Roberto, io di solito gli errori li faccio notare in privato. Eviti situazioni del genere, ed eviti anche di apparire in cattiva fede.

      1. Roberto Prevato

        Ciao Riccardo, la ringrazio del consiglio, ma a me sembra la nuova frontiera del politically correct: considerare inopportuno correggere errori nella lingua madre, fatti da una persona giovane. Come nota a margine, nel sito in questione non era possibile inviare messaggi in privato; così come in questo sito non è possibile eliminare i propri messaggi. Sono sensibile al tema della lingua, perché mi sembra un problema molto sottovalutato; e ammetto che l’ultima frase mi abbia fatto sembrare in cattiva fede.

        1. Riccardo Esposito

          No, volevo solo dire che gli errori si possono far notare in privato. Ma è una scelta individuale, non una regola. L’errore resta tale e chi legge ha diritto di farlo notare.

  2. Riccardo sei cascato come il cacio sui maccheroni! Vittima dei leoni di cui tu parli, per una domanda non ritenuta opportuna, da buona sociologa lascio sfogare questi barbari del web e li osservo come si osservano le cavie da laboratorio

    1. Riccardo Esposito

      Sono dei pulcini, come ho già detto. Gente da guardare con un occhio di benevolenza. Senza condannare perché non riescono a mettere a fuoco ciò che fanno.

  3. Bravo. Il tuo sfogo è più che comprensibile. Io ritengo che servirebbe un patentino per il web, per migliorare l’utilizzo del mezzo d’informazione più potente della storia. Vero è, che questa libertà fa uscire allo scoperto gli ignoranti e i farabutti come i leghisti di cui scrivi sopra, paladini dell’involuzione umana.

  4. Hai ragione. Facebook è diventato una sorta di sfogatoio, o una vetrina dove mettere in mostra qualunque cosa pur di racimolare qualche like, ingigantendo e ostentando. Da un po’ di tempo, lo confesso, entrare nel social mi procura una vaga sensazione di fastidio che mi ha portato a diradare molto le già non frequenti visite. Mi ha stancato l’aria “estremista” che si respira, comincia a starmi stretta l’impossibilità di esprimere un’opinione e dialogare civilmente (io non faccio mai polemiche, è un comportamento che non mi appartiene,ma mi è capitato di assistere a veri litigi piuttosto violenti). Ho la pagina del mio blog e mi fa piacere aggiornarla (beh anche sulla politica di visibilità delle pagine ci sarebbe da dire, ma quello è un altro discorso…), ma il problema è che non entro più tanto volentieri su Fb e temo che finirò per abbandonarlo del tutto. Forse, però, sto sbagliando io. I consigli sono graditissimi.

  5. Interressante e – ad un livello tanto palese quanto spicciolo – condivisibile il punto di vista dell’articolo, così come quelli dei commenti.
    Senonché la questione profonda, molto più umana, molto più intima, di questo
    atteggiamento “da leoni MA SOLO su facebook” non può essere nemmeno racchiusa tanto facilmente in un giudizio, o tanto varrebbe DARE per scontato che il divieto legale di insultare, sia INTRINSECAMENTE giusto.
    Farlo sarebbe un inseguire, sebbene in toni più civili, la stessa tendenza a giocare a “paladini di una morale” propria di facebook.
    Uso la parola ‘giocare’ perché è il mondo degli autoinganni infantili, quello interiore, quello delle maschere, che entra in gioco, temo, in questi casi.
    E sì, c’è la minaccia delle questioni legali, ma nemmeno quello può essere definito uno strumento valido per giudicare un comportamento.
    L’insulto è SEMPRE culturale.
    E purtroppo il dolore umano DEL NOSTRO VISSUTO CREA l’ “insultatore” esattamente come l’insultato. Per ESEMPIO tu insulti ma CREDI che ti stai difendendo, oppure nel tuo vissuto – è strano ma può accadere – quell’insulto non è un vero e proprio insulto ma un dialogo acceso; addirittura c’è perfino chi trova offensivo il fatto che qualcun’altro si senta dai lui stesso offeso.
    Ce ne sono di tutti i generi, e non è nemmmeno un problema di CONOSCERE il mondo, perché – anche lì – quale dovrebbe essere il mondo che ci GARANTISCE COSA è un insulto?
    Il mondo della tv? O quello degli amanti dell’Heavy Metal, oppure quello dei blogger? O dei blogger “nerd”? Quali sono i codici in uso? Devo prendere quello più popolare? Quello più comune? più giusto?
    Io vedo tutto ciò come un potente specchio dei nostri affanni, del non sapere
    nemmeno ESATTAMENTE quale sia questa “realtà” di riferimento. Di che morale sei?
    – Qual’è il gruppo di persone che mi da ragione se adotto quella morale? –
    C’è da dire, per affrontarla da un punto di vista ancora più profondo, che qualcosa chiamato “amore” è comunque – per quanto nascosto – sempre presente in noi.
    Peccato. Se solo io fossi in grado di amare davvero il mio prossimo, senza “quel” dolore sempre presente, non mi sentirei insultato, non temerei NEGLI ALTRI ciò che TEMO DI ME STESSO.

    Amici, si tratta solo uno spunto di riflessione, che spero possa lasciare ancora aperta ai successivi commentatori la questione posta da Riccardo.

  6. Ciao Riccardo
    l’articolo è bello ed estremamente interessante.
    Starei qui’ ore a rispondere alla tua domanda, semplicemente mi affascina ed appassiona.
    In sintesi : il caso da te descritto (Lucarelli vs Sindaco Leghista ) è un fantastico trucchetto di mkt vecchio come il cuculo . Basta accendere la tv o ascoltare la radio, la rissa mediatica fa buzz….fa clamore….e il clamore porta notorietà e visibilità. C’è gente in Italia che con sto giochetto ci campa da anni.
    Qualche nome ? Sgarbi, Mussolini, e tutti i “chiassosi rissosi” che vediamo alla tv o sentiamo alla radio.
    Tanta scena poca sostanza in sintesi.

  7. Bruno i “leoni” sono ovunque , nella rete come nella realtà quotidiana. Non c’è da stupirsi né da sorprendersi. 😉
    Se può esserti utile, cliccando sul mio nome verrai reindirizzato al mio sito.
    Tratto tecniche e modelli di crescita personale in maniera pratica. Anche metodi anti spaccone . Spero possa esserti utile. 😉
    Ciao Bruno

  8. Sono d’accordo.
    Infatti non riesco proprio a capire perchè non è possibile ad esempio sui social dei politici fare dibattito politico, quel che leggo nei commenti sono solo insulti al politico di turno.
    Sfortunatamente credo sia colpa della poca capacità di usare internet e la tecnologia in generale. Moltissimi di coloro che usano i social sanno usare solo quelli, l’unico motivo per cui si sono iscritti è stare in contatto con gli amici e insultare affidandosi al fatto che è tutto virtuale.
    Bisognerebbe pensare ad internet come alle vita reale.

  9. Eheh, tanto coraggiosi e sfrontati sul web, e grandi cacasotto nella realtà. Ma vale anche per i messaggi, con le email…
    Io sono così nella vita reale quando mi portano allo stremo, mentre si Facebook cerco di essere pacifica(pensando alle conseguenze, verba volant…)

  10. Detesto i social network perché di “sociale” non hanno proprio nulla, dato che isolano le persone dagli altri suoi simili. Difatti non sono iscritta a nessuno di questi.
    È vero, oggi le persone sono molto più maleducate e aggressive. Ma di chi è la colpa? Non vi è un solo colpevole.
    Le giovani generazioni sono figlie di un periodo di benessere economico, i cui genitori hanno dato loro qualsiasi cosa che loro non hanno potuto avere, ad iniziare da una maggiore libertà (sfuggitagli di mano in “quantitativo”) e da una educazione molto meno rigida. Il problema è che questi genitori sono finiti all’estremo opposto rispetto a quello dei loro genitori, dando ai figli troppa libertà e poca educazione (se non nulla), facendo credere loro che tutto gli sia dovuto e non abituandoli all’idea di doversi conquistare le cose con la fatica e l’impegno. Giovani che non rispettano più le gerarchie (soprattutto a scuola), anestetizzate in merito alla sofferenza e violenza, ormai diventate la normalità.
    I genitori di queste generazioni vivono una vita diversa da quella che hanno vissuto i loro genitori, una vita fatta di frenesia, di apparenza, di lavoro eccessivo o per riuscire ad arrivare a fine mese o per potersi permettere un alto tenore di vita (villa, vacanze, abiti firmati, ecc…), di invidia, di forte competizione.
    Entrambe queste generazioni, quelle giovani e i loro genitori, sono soggette a stimoli continui ed eccessivi da parte dei media (tv, radio, internet), il tutto in una società in cui viene sempre più coltivata la superficialità e in cui la cultura viene sempre più denigrata e distrutta.
    Mettici anche una bella dose di crisi economica e il gioco è fatto.
    Cerco di vivere il più possibile una vita che abbia molto della vita dei miei nonni o di quando i miei genitori erano piccoli, un periodo in cui la vita aveva ritmi normali e umani, in cui i rapporti interpersonali erano veri, in cui ci si incontrava al bar per chiacchierare e scambiarsi opinioni. Per far questo evito di guardare la tv (giusto una volta a settimana se vi è un bel film non violento, dalla trama rilassata ma con un contenuto importante), leggo molto, pratico sport (per vincere lo stress), evito di arrabbiarmi se qualcuno mi taglia la strada mentre sono in auto (penso sempre che se mi fanno un danno poi pagano), di non cominciare a suonare all’impazzata al semaforo perché quello davanti non si muove, lascio l’auto un po’ distante (a meno che non piova) dal posto in cui mi devo recare per avere la possibilità di passeggiare e osservare la città, cerco di uscire prima così da poter fare le cose con calma e non dover correre come una pazza, lavoro il giusto per vivere normalmente evitando di spendere in cose inutili, realizzando da me alcune cose (tipo il portapenne da tavolo con un barattolo di latta), facendo (quando posso) il pane e i biscotti in casa, stando attenta a ciò che compro e prendendo prodotti a km zero (vicino vi sono diversi produttori di frutta e verdura), cerco di vedere gli amici (compatibilmente con i loro impegni) e vado a trovare i parenti il più frequentemente possibile (i legami familiari sono importantissimi).

  11. La spiegazione sul perché le persone agiscano in questo modo sui social è corretta e ottimamente spiegata. Tuttavia io andrei oltre e mi farei un altro genere di domande più costruttive secondo il mio modesto parere. Mi domanderei ad esempio perché e se ci sono soluzioni al fatto che questa società genera tanta frustrazione, malcontento, infelicità e senso di impotenza in tante persone che per esprimere la propria “rabbia” non hanno altro che il social network. Ho messo le virgolette alla parola rabbia perché più che rabbia io la chiamerei grido di aiuto, ovvero una maniera di raccontare e far partecipi gli altri della propria infelicità (tanto da farla sembrare ira e basta); una maniera (sicuramente errata ma forse l’unica a disposizione) per farsi notare e sostenere… Sicuramente non tutti i cosiddetti leoni da tastiera offendono per problemi esistenziali (difatti convengo che alcuni non si rendano effettivamente conto del fatto che quando scrivono su un social hanno a che fare con una persona reale e si lasciano andare a commenti sciocchi e superficiali) ma son convinto che vi siano tra loro tantissime persone davvero piene di una sofferenza più o meno nascosta…

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