Lo dico subito così evitiamo il problema: la punteggiatura dei titoli ci suggerisce di non mettere il punto alla fine. La tua headline deve rimanere aperta. Lo dice il Corriere della Sera a chiare lettere: alla fine del titolo – di un libro, di un giornale, di un film o di un annuncio pubblicitario – il punto fermo non si mette.
Quindi si chiude qui? No, le regole della punteggiatura vanno oltre l’inserimento del punto alla fine del titolo. Che può diventare terreno da sviluppare. Certo, l’incisività è importante, ma per esprimere il contenuto puoi aver bisogno di qualcosa in più.
Magari di una virgola, di un punto interrogativo o di un punto fermo. Perché non esiste solo la fine delle tue headline, che deve essere lasciata libera. Hai lo spazio necessario per sviluppare piccoli botta e risposta con relativa punteggiatura. Vuoi scoprire come? Ecco qualche consiglio da seguire con cura e attenzione.
Le caratteristiche di headline e titoli online
Gli argomenti del post
Prima di capire come usare la punteggiatura nei titoli è giusto mettere a fuoco come scrivere una headline efficace.
O almeno quali dovrebbero essere le caratteristiche di base, perché è impossibile racchiudere in un’unica definizione tutte le sfumature. Ci sono i titoli di un post sul blog, le headline di una landing page e quelle necessarie per scrivere un articolo di giornale. Nel caso in cui l’headline corrisponda al tag title devi prendere in considerazione anche elementi legati ai motori di ricerca.
A cosa serve veramente un titolo?
Anche l’oggetto email può essere definito un titolo? Beh, svolge queste funzioni. Cattura l’attenzione del lettore sintetizzando il contenuto e sfruttando, in qualche caso, delle leve persuasive per invitare il pubblico a cliccare.
Il titolo di una pagina web è il modo che puoi usare per dare informazioni chiare e concrete per avere ben chiara la situazione. Non dimenticare mai l’importanza delle headline nelle pagine web.
In questo equilibrio si inserisce la punteggiatura. Un titolo non può e non deve essere molto lungo perché deve riunire in un breve contenuto il motivo della lettura.
Deve colpire, incidere. Ha un font più impegnativo proprio perché deve risaltare. Sul web acquista addirittura il tag H1 per dominare la pagina. Ma la punteggiatura può aiutarti a mettere in pratica il tuo progetto di web copywriting. Vediamo come.
Virgole, parentesi e due punti all’interno del titolo
La punteggiatura nei titoli ha un ruolo decisivo. Può aprire le porte a una spiegazione, a un elenco di elementi. Questo avviene con i due punti che hanno pieno diritto di esistere nei titoli di giornale e nelle headline delle pagine web. Perché è semplice ed efficace, esprime chiarezza. Pennamontata cita Maurizio Dardano:
I motivi dell’alta frequenza di questo tipo sono essenzialmente: a) il carattere impressivo; b) l’alto grado di leggibilità; c) la varietà di funzioni; d) la scarsa analiticità (il che significa soprattutto imprecisione dei rapporti, correlata alla reticenza e alla prudenza diplomatica); e) possibilità di indefinite varianti.
I due punti introducono una caratteristica, un luogo, un evento, un periodo o una caratteristica. Magari un’attività. Ecco qualche esempio di due punti nei titoli. Trovi un post di blog e un titolo di giornale. Dai un’occhiata a queste headline.
Da leggere: SEO copywriting, come usare e scegliere le keyword
Esempi di due punti nei titoli
Come puoi ben immaginare questi titoli sono diretti, semplici e lineari: ti lasciano un concetto, un nome. E poi sviluppano un contenuto capace di incuriosire, spiegare e informare. In questa dinamica i due punti sono essenziali, guarda anche tu.
In realtà non sono molti i titoli di giornale che usano questa formula, che invece è molto amata dai blogger. Il motivo? Consente di inserire la keyword all’inizio del titolo (posizione importante per dare rilevanza alla parola chiave). Poi ti dà la possibilità di sviluppare tecniche di persuasive copywriting e di inserire informazioni.
La virgola nelle headline
Nel titolo puoi mettere la virgola. Questo simbolo di punteggiatura spezza la linearità della stringa, crea un duetto tra elementi. Un botta e risposta. Meno diffuso nei post dei blog, la virgola nel titolo si ritrova soprattutto nei quotidiani.
La virgola può essere un modo per dare spazio, ma soprattutto un momento di respiro. Una pausa. Perché proprio a questo serve la virgola: a frenare il lettore per prendere un bel respiro e creare una discussione interna all’headline.
Le parentesi nelle headline
Molto utilizzate online e offline. Le parentesi nel titolo sono sfruttare per suggerire qualcosa al lettore, per dare un consiglio o indicare un dettaglio che non vuoi mettere subito in evidenza. Magari preferisci bisbigliarlo, non gridarlo.
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Ecco qualche esempio preso da My Social Web. Le parentesi sussurrano ma, al tempo stesso, mettono in evidenza e fanno risaltare il contenuto che hai compreso in questi elementi della punteggiatura. Puoi usare anche le parentesi quadre all’inizio del titolo per indicare un determinato contenuto tipo [Video] o [Infografica].
Tra gli altri elementi della punteggiatura puoi inserire nei titoli virgolette e trattini, proprio come fai nel testo. Questi simboli hanno stesso significato e funzione, non cambiano rispetto all’uso che fai nel testo.
Posso mettere il punto alla fine del titolo?
Allora, la domanda iniziale: posso inserire il punto alla fine di una headline? No, la regola vuole che il titolo resti libero da punto fermo. Questo vale nel campo editoriale, per il giornalismo e tutto ciò che abbraccia la scrittura online e offline.
Un titolo di giornale non si chiude con il punto. Lo stesso vale per l’headline di un post. L’Accademia della Crusca chiude ogni dubbio ma lancia uno spiraglio:
Né l’uso britannico, né quello francese, né quello italiano prevede il punto nei titoli; direi che è proprio un errore, a parte il caso degli slogan, come: Il mondo finì in una discarica. Abusiva.
Questo significa che ci sono delle soluzioni che consentono di inserire un punto alla fine del titolo? In qualche caso è possibile se si va oltre il concetto di titolo giornalistico (che, ripeto, non vuole il punto) e si considera l’headline pubblicitaria. Legata alla cartellonistica ma anche alle landing, squeeze e sales page.
Come puoi ben vedere da queste immagini ci sono diversi esempi di titoli con punto alla fine. Sbagliano tutti? Sono licenze poetiche, soluzioni quasi d’avanguardia che sfruttano il punto fermo come un simbolo dotato di significato. È una conclusione, una chiusura. Oltre questo non c’è altro. Non c’è discussione o replica. Si chiude.
Una decisione legata al marketing. Non si può non comunicare, assioma imprescindibile. L’assenza o la presenza del punto fermo in un’advertising può fare la differenza. Quindi, titolo giornalistico legato alla formula editoriale: no al punto finale. Headline pubblicitaria: è una concessione, ha un senso. Ma non solo.
Si mette, nel web, per i reader per ipovedenti, non vedenti. Il punto è un respiro e identifica la fine della frase.
— Emanuela Trogu (@nulladuevolte) 7 dicembre 2017
Come suggerisce questo tweet, nel web il punto alla fine dei titoli può avere un’utilità in più nel caso della scrittura delle pagine web per gli ipovedenti, persone con problemi alla vista che usano browser adeguati. Ovvero che descrivono il contenuto.
Il punto all’interno del titolo si mette?
Soluzione differente: il punto all’interno del post. In questo caso è possibile lavorare senza problemi? Certo, qui il punto è accettato, con lo stesso spirito con il quale si inserisce la virgola: per creare un discorso, uno svolgimento del titolo.
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Puoi chiudere il titolo con un punto interrogativo o esclamativo, ma non con un punto fermo. O almeno questa è la regola per l’editoria classica. Poi nel mondo dell’advertising e del copywriting persuasivo puoi dar spazio alla fantasia.
Punto esclamativo e interrogativo dopo il titolo
Punti esclamativi e interrogativi trovano ampio spazio alla fine dei titoli. Servono a dare forza nel primo caso, a dare incisività. Per il punto interrogativo, invece, il lavoro è tipico di questo segno di interpunzione: lascia un quesito.
Una soluzione interessante ma non sempre efficace. Come mostra la ricerca di Conductor, le headline con i numeri sul web funzionano bene, mentre quelle con il punto interrogativo sono ultime classificate. Ma il punto interrogativo si presta anche ad altre combinazioni per creare un botta e risposta all’interno del titolo.
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Come puoi ben vedere l’uso dei punti interrogativi ed esclamativi nei titoli può andare oltre la banale chiusura dell’headline. Solo un consiglio: non esagerare, non usare i titoli per far esplodere la tua voglia di abbondare con le esclamazioni e le domande.
Per approfondire: 36 modelli di headline da sfruttare
Le (tue) regole di punteggiatura nei titoli
Queste sono le regole della punteggiatura. O almeno quelle che ti consentono di ottimizzare al meglio i tuoi titoli. Scrivere una headline di successo non è facile, ecco perché devi usare tutti i dettagli per ottenere il risultato sperato. Sei d’accordo?
Tu usi la punteggiatura nei titoli? In che modo? Hai messo un punto alla fine di una grande headline? Racconta la tua esperienza di web writer e copy nei commenti.
Grazie per l’utile disquisizione. Mai soffermato sul punto (ah ah) in questione, ma inconsciamente ho sempre seguito le indicazioni da te riportate. Effettivamente il punto mettiamolo solo in pubblicità e per sottolineare fermezza. Per tutto il resto… lasciamo aria! A proposito… e i tre punti? A fine frase? A inizio frase? Ecco un bello spunto per un prossimo post 🙂
Tre punti alla fine ci stanno. Alche all’inizio possono creare giochi divertenti. Però non bisogna mai esagerare. Il rischio è di apparire poco seri, adolescenziali.
:-O Grazie per il consiglio. Ma all’inizio così “…prima parola” o così “… prima parola”?
I te punti vanno sempre attaccati. Quindi …prima parola. Esempio https://www.mysocialweb.it/2011/12/26/ok-ho-aperto-un-blog-e-adesso/
Fiuuuuuu! Ho fatto sempre giusto, allora. Grazie!
E per quanto riguarda keyword longtail nel titolo e punteggiatura? Se, per esempio, ripropongo la medesima kW nel testo, yoast seo non la riconosce. Vale lo stesso anche per Google?
Yoast è una delle cose più limitate del mondo. Google va ben oltre la punteggiatura, capisce il significato delle parole. O almeno ci prova.
Grazie mille Riccardo!
Prego, buona headline.
Grazie
Prego.
Secondo te grammaticalmente può essere corretto scrivere un payoff così? “…E il mondo gira!”.
Iniziare con i puntini e con la E grande dopo il logo. CHE NE PENSI?
Il problema è che i punti di sospensione prevedono lo spazio prima di ricominciare la frase e sono attaccati alla parola che precede. Quindi già come lo hai scritto è sbagliato. Quando i punti di sospensione sono alla fine della frase la parola successiva inizia con lettera maiuscola. Altrimenti no.
Penso (parere personale) che non sia una buona idea mettere i punti di sospensione nel payoff. Voglio qualcosa di deciso, forte. Non una mezza frase.
Dico sì (tantissimo) a due punti nel titolo per introdurre il tema generale. Non amo i punti esclamativi (trovo che in titoli brevi e efficaci siano ridondanti). Mi piacciono gli slogan con un interrogativo seguito da un esclamativo (“Design? Designo!”). I tre punti solo per i giochi di parole (e solo se sono veramente originali, niente “E…state con noi”).
Buonasera, vorrei un informazione se é possibile …sto scrivendo una tesi di laurea..ho scritto un titolo di un capitolo con il punto interrogativo, chi è l’oss ?, così ho fatto anche nell’indice è un errore, oppure no….tutti mi dicono che é un errore ma secondo me no….buona serata.
Ciao, non ho mai sentito parlare di questo errore. Puoi approfondire qui https://www.mysocialweb.it/2017/12/08/regole-punteggiatura-nei-titoli/
Piuttosto ti direi di non esagerare con i punti di sospensione.