Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il
I social media – tipo Instagram o Facebook – sono delle piattaforme che consentono di condividere idee e contenuti su bacheche lette da persone che seguono gli aggiornamenti. Sono i famosi follower o seguaci.
Sul significato di social media è stato scritto molto, ma forse non è mai stata data una definizione semantica di questo fenomeno sociale che vede coinvolta la rete e le persone.
Credo che dobbiamo riflettere proprio su quest’ultimo punto per comprendere al meglio cosa significhi essere presenti sui social media e, in fondo, fare rete e viverla.
Indice dei contenuti
Mezzi di comunicazione e social media
Social + Media, dal latino medium, mezzo, preso dagli anglosassoni con l’accezione di mezzo di comunicazione (cfr. mass media).
Che cos’è un mezzo di comunicazione sociale?
È uno strumento che ci permette di comunicare all’interno di una società digitale, virtuale, ma popolata da persone reali. Il contatto avviene grazie a connessioni telefoniche, ma non per questo è senza valore.
Mai dimenticarsi che sul web 2.0 siamo noi stessi, persone, che comunichiamo con altri, altrettante persone. Siamo tasselli digitali di una società virtuale, che altro non è che un’estensione smisurata e potente della nostra realtà.
E forse anche migliore.
Smisurata e potente. Non ha limiti la rete, né li hanno i social media, in continua evoluzione grazie a nuove esigenze e alla creatività dei profili sociali, delle persone.
Siamo connessi gli uni agli altri come mai lo siamo stati prima: un ritorno, forse, alle società tribali preistoriche ma, a differenza di queste, senza un capo tribù a dettare ordini. Tutti insieme contribuiamo per la conoscenza comune per stare su Facebook.
Da leggere: come fare piano editoriale Instagram
Conversazione, condivisione, interazione
Conversazione + condivisione + interazione = comunicazione sui social.
Essere presenti sui social media e non comunicare è possibile? Sì, ma di certo è inconcepibile. I mezzi di comunicazione sociale servono per comunicare, sono luoghi virtuali in cui apprendere e donare, discutere, incontrarsi, conoscersi, aiutare, crescere.
- La conversazione è umana. Sui social media i profili sociali sono persone che conversano, discutono. Parole che restano nella storia della rete, che fanno di noi ciò che siamo.
- La condivisione deve essere umana. Se i media sono sociali, allora chi li frequenta non può né deve tenere tutto per sé. Condividere riassume l’essenza dei social media. Condividere è fare social network. Condividere è dare senza aspettarsi qualcosa in cambio, un qualcosa che però arriverà, perché chi dà, poi riceve.
- L’interazione è il presente. È ciò che, forse, rende davvero sociali i social media. Interagire va oltre lo scambio di battute e link. Interagire è quel completamento che mancava – che serviva – alla rete per renderla tale a tutti gli effetti.
Socializzazione nella vita reale e in ambiente digitale
Per capire come vivere nella rete, come comportarsi, è sufficiente soffermarsi sul primo dei due termini: social.
Quando si frequenta, si vive la società reale, quando si sta in mezzo agli altri in un ambiente sociale, sappiamo già cosa fare: parliamo, ascoltiamo, aiutiamo, siamo dunque parte integrante di quella società. Anche in una campagna social.
Le piattaforme non sono differenti. Socializzare sui social media è esattamente come socializzare nella realtà fisica, materiale. Socializzare. Questo termine, questo verbo, anzi, che sottolinea un’azione, un atteggiamento dinamico, va ricordato.
Va elevato a filosofia personale e universale.
Tre A da eliminare nella comunicazione sociale
- Autoreferenzialità: parlare sempre e solo di se stessi non è sociale. È asociale, semmai. Un monologo fastidioso e inutile che induce all’abbandono, all’allontanamento. Sui social media, come nella società reale, non puoi essere l’unico e indiscusso protagonista. Forse, in alcuni casi, nella società reale funziona. Ma sui social media no, perché là tutti sono protagonisti, esattamente come te.
- Autopromozione: da scartare, direi, o quantomeno da minimizzare. Uso i social media come autopromozione solo condividendo i miei post, ma una volta al giorno. Non ha senso pubblicare sistematicamente più volte lo stesso tweet: sono contenuti duplicati, che se non hanno effetti sulla SEO, li hanno però sulla percezione dell’utente, costretto a leggere il già letto.
- Autocelebrazione: credo sia la peggiore strategia di personal branding attuata sui social media, parlare bene di se stessi. Sono gli altri, i nostri seguaci, i nostri colleghi, perfino i nostri concorrenti a parlare bene di noi. E ne parleranno, se avremo agito per il meglio, se avremo condiviso, rispettato, aiutato, risposto. Interagito.
Quanto siete sociali nei social media?
Riuscite a guardarvi dentro, a osservarvi dall’esterno e giudicare con occhio critico il vostro comportamento sui social media che frequentate di più? Cosa percepite da voi stessi e cosa da chi seguite?
Questo articolo è stato scritto da Daniele Imperi, un copywriter freelance e un appassionato di scrittura e blogging. Nel tempo libero legge, studia, scrive articoli e storie e appena può fugge in montagna. Il blog: Penna Blu.
Categoria: Social network
Commentato via G+
Da un antropologo mi aspetterei un contributo alla programmazione sociale, piuttosto che al web marketing.
Ciao chiarofiume,
Sempre un peccato deludere le aspettative. Ci sono scelte nella vita che si prendono e si seguono fino in fondo. Forse, c’è da dire anche questo, l’antropologia in Italia non mi ha dato abbastanza.
Non credi?
Giusto Enrico.
La delusione delle aspettative viene dalle scienze umane in generale. Ho cercato di dare evidenza all’argomento commentando un’intervista a Luca Mercalli, sul Blog di Sara quasi un anno fa. Ci fosse mai qualche tua/o follower intereressata/o ad approfondire …..
[nonno] Luigi
Ooops … scusa Riccardo … non so perché ti ho chiamato Enrico.
[serve a sottolineare che i commenti dovrebbero essere editabili … imho]