5 esempi di social media e comunicazione d’emergenza

Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il

La comunicazione delle emergenze sui social media è l’uso delle piattaforme sociali per diffondere rapidamente informazioni cruciali durante una crisi, come disastri naturali o incidenti, allo scopo di informare, allertare e coordinare la risposta della comunità e delle autorità, facilitando il flusso di informazioni.


La comunicazione d’emergenza trova nei social media forti alleati. Perché in questo modo puoi raggiungere un buon numero di persone con costi bassissimi.

comunicazione d'emergenza
Impara a usare i social sul serio.

Ma soprattutto puoi sfruttare la rete, quella dei cittadini comuni. Il giornalismo dal basso (citizen journalism) ha già sfruttato la forza dei social media nelle comunicazioni d’emergenza. Ecco una serie di esempi che coinvolgono il cittadino durante situazioni particolari come rivolte, terremoti, maremoti, tumulti e disastri.

Terremoto di Haiti

Il fato si ostina contro quelle popolazioni che avrebbero bisogno di serenità. Questo ho pensato quando ho appreso la notizia del terremoto che ha colpito Haiti diversi anni fa. La macchina dei soccorsi umanitari si è subito messa in moto, portando supporto e sollievo alla popolazione. E anche il mondo dei Social Media ha dato il suo contributo.

Twitter

Twitter è uno dei principali canali di solidarietà e comunicazione riguardo alle catastrofi. Su Twitter Search puoi dare un’occhiata alla mole di conversazioni dedicate al disastro, mentre su PicFog è stato istituito un set fotografico (le prime foto su Twitter dell’accaduto sono state condivise da @CarelPedre).

Nel blog di Twitter vengono indicate le principali associazioni alle quali è possibile donare somme di denaro e i rispettivi canali social per seguire il loro operato. Tra questi ricordo gli account @redcross, @wyclef, @oxfam e la lista della CNN.

C’era anche una notizia che può dare una mano ai sopravvissuti del terremoto in Giappone. E che mostra quanto sia importante la comunicazione d’emergenza.

QuakeBook
La copertina del libro.

2:46 Quakebook è l’idea di una giovane blogger. Si tratta di un progetto che chiama a raccolta gli utenti di Twitter e, proprio attraverso questo canale, raccoglie i pensieri della rete. E li racchiude in un libro. Il ricavato verrà donato alla Croce Rossa.

Facebook e la comunicazione d’emergenza

Una miriade di gruppi e Fan Page dedicano i propri sforzi ad aiutare i sopravvissuti. Tra questi ricordo MSNB, bacheca virtuale per chi si trova ad Haiti e vuol far sapere che sta bene, Oxfam America, Partners in Health e American Red Cross.

Per l’occasione Facebook ha annunciato la nascita della Global Relief Page, un progetto dedicato alle organizzazioni non governative come ai semplici cittadini che desidera riunire tutti coloro che vogliono aiutare (e soprattutto vogliono “imparare” ad aiutare) il prossimo durante le catastrofi come quella di Haiti. 

Tumblr

La piattaforma di microblogging più diffusa del web ha creato una pagina apposita, raggiungibile cliccando su un piccolo nastro situato nella dashboard, grazie alla quale è possibile fare una donazione all’American Red Cross, all’AmeriCares Help For Haiti, ai Doctors Without Borders e all’Unicef. Dopo aver elargito il tuo contributo potrai mostrare a tutti i visitatori del tuo Tumblr quanto sei stato generoso.

Youtube

Il flusso di video amatoriali e non che raccontano le mille storie di Haiti è notevole, ma il Youtube ha selezionato un po’ di materiale per invogliare il pubblico ad aiutare le persone in difficoltà. In particolar modo puoi trovare il call to action delle onnipresenti (per fortuna) American Red Cross e Oxfam (a seguire).

Ovviamente è stato assicurato un preciso aggiornamento della cartella dedicata ad Haiti su CitizenTube, spazio dedicato ai video caricati da semplici cittadini.

Comunicazione d’emergenza su Google

Beh… diciamo che Google non dovrebbe essere compreso nella voce dei Social Media, ma è notevole l’impegno con cui ha pubblicato un post-modulo di donazione per chi volesse contribuire alle spese che dovranno sostenere le diverse associazioni.

Una pagina ancora più completa indica la cifra che Google ha donato per aiutare i soccorsi, ovvero un milione di dollari, gli aggiornamenti news e le immagini della tormentata Port-au-Prince viste dal satellite grazie a Google Earth.

Hope140 e comunicazione d’emergenza

Su TechCrunch leggo che Twitter ha implementato la sua opera umanitaria con un progetto web dedicato a singoli individui e organizzazioni no-profit che desiderano aiutare il popolo di Haiti. Il portale si chiama Hope140.org, ed è una speranza.

La pagina inizia con una collezione di account Twitter di associazioni a cui versare direttamente il proprio aiuto economico e di persone che sono in reale contatto con i luoghi del terremoto (ad esempio @craigkielburger @HaitiRecovery @redcross).

A seguire si trova una finestra dedicata agli aggiornamenti in real time delle conversazioni su Twitter relative al nefasto evento. Molto rilievo viene dato alla piccola guida dedicata alle organizzazioni no-profit, e soprattutto a quelle che desiderano migliorare la propria attività di aiuto con il potenziale viral di Twitter.

Rivolta in Egitto

Sicuramente hai letto qualcosa sulla rivolta popolare in Egitto che contesta il regime del presidente Mubarak. Una marea di persone ha invaso le piazze del Cairo e indovina quali sono i mezzi utilizzati dai movimenti per organizzare il tutto?

Non è la prima volta che i social media diventano il canale di comunicazione per eccellenza quando il popolo decide di ribellarsi e di combattere il muro di censura imposto dai regimi poco democratici (basta ricordare il ruolo che hanno avuto Iran).

egitto-rivoluzione

La comunicazione ha sempre giocato un ruolo fondamentale nelle tattiche di guerra e, ancor di più, in quelle di guerriglia. E solo con la potenza di due social network come Facebook e Twitter è possibile organizzare una massa di persone non appartenenti ad alcun organo militare.  Ma anche confondere le forze di polizia (fonte immagine a sinistra).

Su Twitter si è diffuso l’hashtag #jan25 per identificare tutti i messaggi della protesta, su Facebook Mohamed ElBaradei, ex direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e Premio Nobel della Pace, ha appoggiato le manifestazioni e anche su Youtube e Flickr la rivolta egiziana si è fatta sentire.

rivoluzione twitter
La rivoluzione si fa su Twitter.

Poi Facebook ha iniziato a funzionare male e Twitter è diventato inaccessibile: qualcuno ha pensato giustamente alla Vodafone Egypt che subito smentisce proprio attraverso il canale Twitter. E ancora non è arrivata una spiegazione sull’accaduto.

Flickr e Youtube si sono dimostrati degli ottimi canali per documentare il susseguirsi degli eventi, così come i ben famosi hashtag #egypt e #jan25 su Twitter.

Forse ti serve qualche trend Twitter per capire la portata del fenomeno. Come puoi vedere da questi grafici che ho ricavato analizzando i dati TweetVolume e Trendistic nell’ultima settimana sta prendendo spazio anche #jan28.

twitter-trend
I trend di Twitter.

Altre novità dal mondo social arrivano da Twitpic che raccoglie le immagini inviate tramite Twitter (anche se continuano i problemi alla rete). Tumblr ha raggruppato tutte le immagini, le note, i video e i post con il tag #egypt e alcune piattaforme di microblogging cinesi hanno censurato le ricerche correlate alla parola “Egitto”.

social network map
Mappa delle rivolte online.

Google era rimasto un po’ fuori dai giochi tra social media e rivoluzione egiziana, ma ecco che dal blog di Google leggo una novità molto interessante. Si tratta di speak-to-tweet, un progetto che vede Google collaborare con Twitter e SayNow per creare un sistema capace di superare il problema della connessione a singhiozzo.

Speak-to-tweet permette di lanciare un tweets semplicemente telefonando a uno dei numeri internazionali indicati nell’articolo. Il messaggio vocale verrà trasformato in un file audio su SayNow (che tra l’altro è stato acquisito da Google da qualche giorno) raggiungibile con una url che troverai sul profilo @speak2tweet con l’hashtag #egypt. Il file audio è caricato su un lettore e basta premere play per ascoltarlo.

Terremoto in Cile

Il terremoto che ha devastato il Cile è solo l’ultimo dei grandi disastri che stanno interessando ogni angolo della terra. E i social media hanno dato il loro contributo.

Un contributo che ovviamente non si limita alla semplice (ma davvero possiamo parlare di semplicità?) informazione sui fatti, ma che si muove anche nella direzione di un supporto concreto verso le persone che hanno subito danni ingenti.

Twitter

Come spesso accade in questi casi, Twitter diventa il canale principale per le conversazioni relative ai grandi eventi (positivi e negativi). In particolar modo questo tragico episodio conferma la grande utilità degli #hashtag e delle Twitter List, rispettivamente le parole chiave più utilizzate e gli elenchi di contatti che trattano:

  • #TerremotoEnChile
  • #chilequake
  • Fox News List

Un altro parallelismo tra il terremoto di Haiti e quello del Cile riguarda le numerose foto che hanno attraversato la piattaforma di contenuti Twitpic.

Google

La serp di google.com con la query “chile quake” è tutto un continuo evolversi, a partire dalla finestra dedicata a tweets che ho congelato e riportato nella precedente immagine. L’elemento più importante per quanto riguarda il rapporto tra Google e il disastro del Cile, però, non riguarda solo i risultati del motore di ricerca.

mappa terremoto cile
Terremoto in Cile secondo Google Maps.

Mountain View ha istituito una pagina Support Disaster Relief in Chile che riunisce i principali canali d’informazione, una mappa dettagliata delle principali colpite e un motore di ricerca per chi desidera avere notizie sulle persone disperse.

Altri canali per la comunicazione d’emergenza

Il flusso di immagini da Flickr e di video da Youtube raccontano la drammaticità della situazione ma non si è aperto nessun canale ufficiale relativo ad altri social media.

Rivoluzione in Libia

A volte non c’è bisogno di tante parole per descrivere quello che ti passa davanti agli occhi. E per raccontare la caduta del regime di Gheddafi in Libia? Bastano 140 battute, quelle che possono entrare nei cinguettii di Twitter!

Per rimanere informato sulla caduta di Tripoli ci sono gli aggiornamenti di Repubblica e del Corriere. Se vuoi una sintesi di quello che gira in rete qui trovi i tweet.

Per seguire gli aggiornamenti della rivoluzione in Libia su Twitter ti basta dare uno sguardo agli hashtag Libya, Gaddafi e Tripoli, mentre Google ha già cambiato il nome alla Piazza Verde: adesso si chiama Piazza dei Martiri!

Terremoto in Giappone

Un terremoto che raggiunge il livello 8,9 della scala Richter, uno tsunami che semina morte e distruzione, la paura delle radiazioni, l’impotenza di una nazione.

Le ultime notizie sul terremoto in Giappone arrivano su tutti i mezzi di comunicazione, rompono i normali palinsesti televisivi e dominano le prime pagine dei quotidiani online. E anche questa volta la voce dei Social Media si è fatta sentire!

Flickr, Picasa e Youtube

Una delle fonti principali di video è sicuramente Youtube con Citizentube mentre su Flickr (che ha pubblicato anche un post sull’argomento) basta fare una ricerca tra i risultati più recenti con le keyword “japan earthquake” per avere numerosi risultati.

terremoto in giappone
Le mappe di Google e il terremoto in Giappone.

Inoltre su Picasa, il comodo sistema per organizzare il materiale fotografico, Google ha creato un album che mette a confronto il territorio Giapponese prima e dopo il terremoto. Guarda, ad esempio, questo immagini di Yuriage e Yagawahama.

Google

Ancora una volta Google dà man forte nelle situazioni di emergenza aprendo la sua pagina Crisis Response all’emergenza Giapponese. Qui puoi trovare tutte le informazioni utili per chiedere o dare informazioni sui dispersi, rimanere informati sugli allarmi, sulla situazione del meteo e sui trasporti. C’è anche la mappa.

mappa giappone e comunicazione d'emergenza
La comunicazione d’emergenza sui social

A proposito di mappe. Quella di Google è sicuramente la più utilizzata ma non sono le uniche. Ad esempio c’è quella di Esri (qui in alto) che ti permette di selezionare nel menù a fianco tutti i Social Media geolocalizzati, tra cui i tweets e i video Youtube.

Comunicazione d’emergenza su Twitter

La comunicazione attraverso Twitter (è proprio il caso di dirlo) vola soprattutto nel caso di eventi e catastrofi del genere. Quindi tutti a seguire gli hashtag più utilizzati come #prayforjapan, #japan, #j_j_helpme e #tsunami.

Da notare anche la presenza di un insolito #tokyodisney per indicare le notizie relative alle tante persone intrappolate nei parchi di divertimento della metropoli.

Tumblr

Per seguire le news che arrivano attraverso Tumblr, il servizio di microblogging più famoso del web, basta fare una piccola ricerca per tag. Per la precisione possiamo usare Japan Tsunami e Japan Earthquake.

Da leggere: 6 esempi di cattiva comunicazione

Facebook e la comunicazione d’emergenza

Impossibile terminare una rassegna dei social media che puoi utilizzare per rimanere informato sul Giappone senza Facebook. Tra le pagine più importanti che puoi seguire troviamo sicuramente quella dell’America Redcross e la Japan Earthquake.

Riccardo Esposito

Sono un web writer freelance. Mi occupo di scrittura online dal 2009, mi sono specializzato nella stesura di piani editoriali per blog aziendali. Ho scritto 3 libri dedicati al mondo del blogging e della scrittura online (bio di Riccardo Esposito).

Categoria: Marketing

2 commenti su “5 esempi di social media e comunicazione d’emergenza”

  1. Questo articolo mi ha fatto pensare a un’altra crisi avvenuta lo scorso inverno, gli incendi in Australia che sembravano durare in eterno. Anche in quel caso, mi è sembrato che iniziassero ad arrivare i primi aiuti sia per persone che avevano perso la casa sia per animali a rischio solo dopo la condivisione della devastazione che gli incendi stavano lasciando.
    E’ molto bello vedere come i Social Network possano davvero essere uno strumento potente per aiutare gli altri!

    1. Riccardo Esposito

      Proprio così.i social network possono essere usati anche per risolvere problemi e gestire la comunicazione di un fatto grave.

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