Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il
Per fare personal branding con il tuo profilo Facebook devi inserire tutte le informazioni personali e pubblicare contenuti di qualità, gestendo le interazioni che si creano nei commenti e interagendo con il pubblico di riferimento.
Le aziende hanno le pagine, le persone hanno il profilo Facebook. Stop. Non aggiungo altro e chiarisco subito il punto: solo le persone possono avere un profilo personale. E si può fare personal branding con il profilo Facebook usando anche dei servizi specifici.
Ciò significa che le aziende che usano il profilo Facebook per promuovere beni e servizi, magari eliminando nome e cognome a favore del brand, stanno sbagliando.
Ma sta sbagliando anche chi crede che il profilo sia una protesi personale, nascosta dagli interessi del potenziale cliente. Il profilo Facebook non è un’entità autonoma.
Cosa significa promuoversi su Facebook
Indice dei contenuti
Curare il tuo profilo vuol dire fare personal branding. Vuol dire mostrare a chi cerca informazioni sulla tua persona quello che tu decidi di far vedere e comunicare. Ma c’è un dettaglio.
Prova a immaginare: qual è la prima soluzione che ti viene in mente per sfruttare un profilo Facebook? Condividere link, condividere collegamenti che portano a risorse utili.
Anche io condivido link di My Social Web sul mio profilo Facebook. Lo stesso vale per gli articoli pubblicati su blog che curo per i miei clienti. Basta che ci siano, almeno dal mio punto di vista, coerenza degli argomenti, libero arbitrio e intenti chiari.
Un profilo FB non può limitarsi a questo se vuole fare personal branding. Non può solo condividere link: la qualità dei contenuti è importante, ma c’è bisogno di altro.
Da leggere: cos’è e a cosa serve la brand awareness
Devi iniziare a fare branding su Facebook
Le persone scelgono un blogger, una persona che crea dei contenuti e non solo i contenuti del blog. Questa non è una regola ma una tendenza che ho ritrovato nella mia esperienza. E che mi ha portato a curare i dettagli del mio profilo Facebook.
Con questo canale puoi fare brand building e promuovere la tua persona attraverso strumenti che vanno oltre la condivisione del link. In modo da comunicare dei valori.
Mi piace puntare su questo aspetto. Mi piace, soprattutto, fare in modo che le persone mi conoscano nel miglior modo possibile. Fare Personal Branding su Facebook vuol dire mettere in evidenza i punti di forza, gli aspetti che ti contraddistinguono. E che vanno oltre le semplici capacità professionali.
Apprezzo la possibilità di farmi conoscere per gli interessi personali, i gusti, le letture, gli hobby, le amicizie. Con il profilo Facebook puoi raggiungere questo obiettivo. Come? Io inizio da questo concetto: condividere positività.
Ma senza ostentazione e senza vanagloria. Con un po’ di ironia. Mai prendersi troppo sul serio, mai ignorare la forza della bellezza, mai sottovalutare la leva del sorriso. Mai cadere nella volgarità, nella maleducazione, nella trappola dei troll.
Le persone hanno bisogno di ispirazione
Hanno bisogno di un personaggio capace di ispirare. Ho già parlato dell’ispirazione nel mondo del blogging: è un elemento chiave per creare seguito, per fidelizzare, per formare una community. Tutto questo vale anche per il profilo Facebook.
Qui la scelta dei contenuti diventa fondamentale: video, foto e aggiornamenti testuali si muovono verso la costruzione di un’immagine coerente con quella che vuoi proporre ai lettori del blog, ai clienti, ai direttori del personale.
Facebook è luogo personale. Puoi pubblicare contenuti della tua vita, delle vacanze, dell’ufficio o della casa. Ma devi comunicare un’immagine positiva, autorevole.
Devi mostrare il lato migliore della tua vita quotidiana. Devi dare tutte le informazioni utili per farti riconoscere, apprezzare. Puoi inserire la professione e una pagina Facebook collegata, puoi indicare gli studi, il luogo di residenza.
Da leggere: come ottimizzare l’immagine profilo di Facebook
Come fare personal branding su Facebook
Il mondo si divide in due: pagina e profilo Facebook. Il primo comandamento del SMM vieta a qualsiasi azienda, partito o associazione di pubblicizzarsi attraverso un profilo. Però puoi fare tanto per il tuo nome personale. Ad esempio?
Condividere i tuoi post
Il punto della tua attività di blogging e branding. Hai un profilo Facebook, ci sono delle persone che ti seguono, tu pubblichi i tuoi link sulla bacheca.
E cerchi di attirare i click. Fallo con intelligenza. Ovvero annulla qualsiasi forma di automatismo da WordPress e Twitter, non delegare i compiti e pubblica personalmente i link e cura i micro-contenuti di un link condiviso sul profilo.
Didascalia link, immagine, titolo del link, descrizione del link. Questi elementi sono a tua disposizione: ottimizzali usando anche WordPress SEO by Yoast, differenziali, usali per descrivere il link che stai condividendo e convincere chi ti segue che:
“Sì, questo è il link giusto per te. Devi leggere.”
Molte persone scelgono di seguire determinate persone, trasformano Facebook in un feed reader. Ecco perché hanno inventato il tasto Follow, ed ecco perché devi inserirlo nella pagina about me. Così crei un nuovo canale per fidelizzare.
Condividere altri contenuti
Il profilo non può essere usato per condividere solo i contenuti del tuo blog. La maggior parte dei link che lascerai sulla bacheca devono essere firmati da altri blogger. In questo modo diventi una fonte di contenuti autorevoli.
Una fonte utile per chi lavora nel tuo settore. Inoltre crei rapporti virtuosi con i tuoi colleghi che, ovviamente, ti ringrazieranno per la tua condivisione.
Condividere la qualità è importante. Puoi guadagnarti la fiducia di un collega se attraverso il tuo profilo Facebook scopre una risorsa utile, ma questo presuppone che ci sia un lavoro di selezione. Non puoi condividere tutto, questo è chiaro.
Non puoi condividere solo per fare piaceri e cortesie. Selezionare vuol dire creare autorevolezza: chi condivide tutto in realtà non condivide niente (di utile).
Coinvolgere il lettore
Questa è una tecnica che uso spesso. Sto scrivendo un articolo e lancio degli indizi sul titolo che pubblicherò il giorno dopo: in questo modo creo un legame.
Le persone che mi seguono su Facebook commentano, mettono “Mi Piace”, lasciano giudizi e idee sull’argomento che magari posso utilizzare anche per arricchire il post o per orientarlo verso una direzione che non avevo considerato.
Devo fare in modo che si percepisca il mio desiderio di inserirli nel mio processo creativo. Il lettore è parte attiva, è protagonista anche grazie a Facebook.
Come non fare personal branding su FB
Facile pensare che per fare personal branding con Facebook basti pubblicare. Devi seguire un equilibrio, un calendario editoriale. Ed ecco quello che non devi fare:
- Pubblicare foto volgari e balorde.
- Rendere noti aspetti intimi della tua vita.
- Offendere in qualsiasi modo il prossimo.
- Pubblicare insulti e parole dure nei confronti del prossimo.
C’è chi usa il profilo Facebook per criticare, per creare distanza e polemica. Non posso giudicare ogni singola azione, un profilo personale resta tale, ma io ho deciso di seguire la linea della noncuranza. Le accuse cadono nel vuoto così come gli attacchi.
Le riflessioni astiose rimangono nella mia tastiera: non servono a niente. Anzi, servono solo a insospettire potenziali destinatari (con i quali potresti tranquillamente tessere rapporti virtuosi) ma non a cambiare la realtà.
Sei in pubblica piazza, non devi sbagliare
Sì, ci sono impostazioni di privacy più o meno avanzate. Ma il senso del social network è ormai questo: sei in pubblica piazza. Non a casa tua, non proprio.
Facebook è diventato uno standard identificativo che permette alle persone di avere una sintesi immediata della tua persona: non lo conosci? Vai su Facebook e fatti un’idea di questa persona. Il profilo Facebook è, ormai, surrogato dell’individuo.
Una volta i candidati a un colloquio venivano scandagliati dalla forza di Google: oggi il futuro datore di lavoro guarda il profilo Facebook, e nella maggior parte dei casi lo fa anche il cliente del freelance. Motivo? Probabilmente perché siamo esseri umani, curiosi e un po’ sospettosi. Abbiamo bisogno di certezze, vogliamo conferme
E Facebook lavora in questa direzione. Fare personal branding è un aspetto fondamentale della mia attività freelance. Con il profilo creo una sintesi della mia persona, e lo faccio cercando di mettere in risalto tutto ciò che ha un peso positivo nella mia esistenza. Riprendo le parole di Veronica Gentili:
Tutto questo non vale per chi, ovviamente, vuole posizionarsi come un personaggio controcorrente. Ma, in linea di massima, le posizioni forti possono essere deleterie per il tuo brand, per la tua immagine pubblica. E per il tuo essere un professionista.
Pensi di poter affidare a un social la complessità dello spirito umano, ma questa piattaforma semplifica ogni sfumatura e la rende immediatamente commestibile. In questo processo di semplificazione è probabile che qualcuno non capisca.
Da leggere: come scrivere un post su Facebook
Su Facebook devo parlare solo di lavoro?
Ovviamente no, è un profilo personale. Le persone si aspettano di trovare anche altro. Magari le foto delle vacanze, dei tuoi hobby, delle tue passioni. Ti ripeto, quello che le persone vedono è un surrogato del tuo essere. Una sintesi sfumata.
Come fare personal branding con il profilo Facebook? Decidi cosa far passare e cosa no, cosa rendere pubblico e cosa lasciare per te e per le persone in carne e ossa.
Per me il profilo Facebook è uno strumento ibrido, una finestra sul mio mondo personale. C’è il lavoro, ma c’è anche altro. Trovo dannosa (e un po’ bambinesca a dire il vero) l’attività di trolling, e preferisco evitare la lamentela in pubblica piazza.
In alcuni casi chi si lamenta rischia di annoiare. O almeno questa è la mia idea, il mio modo di usare il profilo Facebook: c’è il lavoro, ma c’è anche altro. Con questo social permetto alle persone di affacciarsi nel mio mondo, ma solo fino a un certo punto.
Personal branding con profilo Facebook
La mia ricetta è questa: mostrare il lato migliore della mia vita. Non mentire, non creare personaggi farlocchi, non alimentare polemiche inutili e sterili.
Ma – al tempo stesso – non lasciare che tutto passi senza reagire: puoi ispirare anche mostrando gli errori altrui. Basta farlo con educazione, competenza, tatto.
Per fare personal branding con Facebook devi prendere in esame un punto essenziale: non sei in un mondo privato ma pubblico, le persone ti valuteranno per ciò che condividi.
Il profilo Facebook non è un elemento separato dalla tua esistenza social: è il primo approdo per chi cerca informazioni sulla tua attività, sul tuo lavoro. Tu hai già ottimizzato questa pagina? E come usi il profilo privato di Facebook?
Categoria: Social network
Ciao Riccardo,
seguo da un po’ il tuo blog, che trovo davvero interessante e pieno di consigli utilissimi, ma è la prima volta che commento.
Sono anche io una blogger e proprio in questi giorni stavo ripensando la mia presenza su Facebook. Anche io uso il profilo per condividere i miei articoli, le mie idee, ma anche i pezzi di altro blog che trovo originali, degni di nota.
E’ vero, infatti, che il mezzo da solo non è né positivo né negativo; dipende dall’uso che ne facciamo. Facebook, come molti social network, ha grandi potenzialità, ma molti lo sfruttano per informarci sulla loro colazione, o peggio insultare, polemizzare (sperando, così, di avere più like possibile e sentirsi, magari, microscopici re di un altrettanto microscopico seguito). Insomma, alcuni fanno leva sulla provocazione, non si attengono ai fatti, ma preferiscono frammenti di informazione che, secondo loro, dovrebbero garantire la giusta visione d’insieme, l’opinione imparziale su un argomento.
Altri, invece, forse perché di persona non avrebbero mai il coraggio di farlo, usano Facebook per lanciare invettive o future vendette (vendette? Sì, ho visto anche questo, come pure frasi del tipo: “Pinco non sa fare quello ma io sì, quindi lo posso fare solo io”, oppure e qui sto parafrasando, “Il mio blog è più vere del tuo, io sono un gigante tu un nano” e questo non solo in riferimento ai blog).
Questo è il lato che non gradisco affatto, anzi, che mi disgusta di molti social e siti. Tu, giustamente, dici di “mostrare gli errori con competenza”. Sono d’accordo, soprattutto perché in questo modo si lascia spazio al pensiero, alla riflessione, cosa che non può avvenire con l’aggressione. Quest’ultima, poi, finisce per imbrattare l’immagine di chi la provoca, ma anche di chi risponde.
Con il tempo anche io ho maturato una sana noncuranza verso certi atteggiamenti, ma mi chiedo fino a che punto sia possibile intavolare un vero dibattito, senza polemiche e pregiudizi, sui social network. Certamente è possibile e succede, però c’è spesso qualcosa di inquietante, come una intolleranza in sottofondo, voler per forza dimostrare di essere i migliori per avere l’illusione di schiacciare gli altri. Forse mi sbaglio, ma è la sensazione che mi hanno lasciato alcune persone.
A volte le persone commentano con aggressività solo perché si trovano dall’altra parte del monitor. Magari in faccia non ti direbbero niente, e avrebbero soggezione o paura. Protetti dallo schermo si lasciano andare, esternano una rabbia sopita. Io lascio correre con eleganza, le persone che criticano con rabbia e risentimento immotivato meritano attenzione zero.
“Il mio blog è più verde del tuo” è la frase esatta. Chiedo scusa per il refuso di cui non mi ero accorta.
Ciao Riccardo,
mi permetto di darti del tu perchè ti seguo da molto tempo sui social ed è come se ci fossimo già incontrati da tempo anche se per ora lo scambio di informazioni, link e “cose” utili non avviene alla pari dato che sono io ad “assorbire” con piacere i tuoi articoli e suggerimenti tra cui anche questo di branding.
Mi ritrovo ora ad approfondire il concetto di branding del profilo personale fb che erroneamente ho sempre (fino ad oggi) considerato privato e intimo, dove potevo permettermi dichiarazioni anche politiche per esempio o che riguardano il mio stile di vita o una difficoltà che vivo occasione per chiedere lavoro ecc, ma l’Italia non è un Paese aperto a questo anzi non aspetta altro che l’occasione giusta per discriminare. Detto ciò dovendo fare branding usando anche il mio profilo fb provvederò a renderlo politicamente corretto “ripulendo” almeno l’ultimo anno dagli eccessi di sfogo e continuando a usarlo come bacheca di appunti, infatti condivido notizie e link che mi interessano e che possono interessare il mio network di contatti cosa che faccio da sempre ; )
Ciao Lucia,
Personalmente lascio poco spazio alla politica su Facebook. un po’ perché ho perso totalmente interesse, un po’ perché riesce a tirare fuori il peggio di noi. Chi vuole usare il profilo personale per fare branding deve pensare anche a questi dettagli: non dico di nascondere le tue idee politiche, ma cerca di condividere il meglio. Magari intavolando discussioni interessanti e limando gli aspetti spigolosi.
Complimenti per l’articolo, ben scritto e molto chiaro. Spero di poter aggiungere qualcosa di interessante a quanto hai già detto tu condividendo due considerazioni personali.
Le aziende, e parlo di pmi, che utilizzano un profilo personale per aumentare la visibilità del proprio brand stanno sicuramente sbagliando se consideriamo come Zuckerberg ha deciso di strutturare Facebook, ma se cambiamo prospettiva e consideriamo il valore che la componente umana assume anche nelle interazioni che avvengono su social networks, un profilo personale diventa in molti casi una strategia di marketing più efficace. In fondo preferiamo considerarci “amici” più che “fan”.
La seconda considerazione riguarda l’uso di Facebook da parte dei freelance per fare il proprio personal branding. Anche in questo caso penso che la possibilità di stringere rapporti professionali o di aumentare il proprio seguito sia strettamente legata al costruirsi di un rapporto umano, quindi un freelance DEVE pubblicare qualcosa della sua vita. Il metodo che utilizzo io per mantenere separata la vita personale da quella professionale è quello di usare certosinamente le impostazioni sulla privacy, differenziando gli amici in “conoscenti” e “amici più stretti” e pubblicando il singolo post/foto/video per entrambe le liste oppure solo per la seconda se il contenuto è destinato solo alle persone che conosco nella vita reale (es. foto dei miei figli o qualsiasi cosa possa dare informazioni “sensibili” su di me).
Mi sembra un’ottima soluzione!
Ciao,
Secondo te, per un freelancer (non solo blogger, ma anche web designer, graphic designer o altro), al posto del profilo, conviene creare una pagina con il proprio nome brand e usarla come fosse una “azienda”?
Decisamente curioso di sentire la risposta. Io sarei per il NO, ma non saprei motivarlo a dovere.
Ciao Marco,
secondo il mio modesto parere potresti fare entrambe le cose. Sul profilo personale dovresti essere te stesso a prescindere dal lavoro che fai, perciò puoi condividere info interessanti o foto o quello che ti pare non per forza inerenti alla tua attività. Però niente volgarità o cose che ti possano mettere in cattiva luce, esattamente come spiega Riccardo. Sulla pagina invece pubblichi i post del tuo blog, risorse, curiosità e quello che ti pare inerenti al tuo settore. Poi puoi anche condividere da qui verso gruppi appropriati, e anche sul tuo profilo personale ovviamente.
Spero di esserti stato utile, un saluto.
Simone
Ciao Marco,
Riprendo il commento di Ghostbox: puoi avere un profilo personale nel quale pubblichi contenuti vari – tra i quali i link che riguardano la tua attività – e nella pagina ti occupi solo di aspetti professionali. Io la vedo così: il profilo personale è la persona a 360 gradi che pubblica foto della giornata al mare, notizie dello sport che ama, link professionali; la pagina è una lente di ingrandimento su un argomento.
Ciao, complimenti per l’articolo,
sono d’accordo sul porre l’attenzione sull’utilizzo del profilo Facebook come cassa di risonanza per il proprio brand : vorrei aggiungere anche che secondo me inoltre bisogna ancora prima pensare ed enfatizzare le caratteristiche individuali che ci rendono unici e riconoscibili (ho un modo di parlare particolare? Mi specializzo nella divulgazione e scrittura di articoli di un certo argomento? Creo e diffondo immagini riconoscibili da un mio “marchio”?) e poi utilizzare Facebook in relazione a esse, mantenendo la propria immagine pubblica/modo di comportarsi coerente in tutti i social (per non creare nei follower perplessità sulla propria “autenticità”)
Ciao a tutti allora… “muoro” dalla voglia di approfondire l’argomento. In realtà fin dalla mia prima iscrizione a FB nel gennaio 2009 ho avuto abbastanza chiare le intenzioni di condivisioni espresse in questo sagace post di Riccardo e nel corso del tempo credo, spero, di aver affinato ulteriormente l’atteggiamento che reputo adatto così come qui espresso mirabilmente. Il mio profilo FB è accompagnato da una pagina aziendale. Tuttavia sicuramente per mia incapacità, è accaduto molto meno di quanto mi aspettassi e sperassi. Ho anche provato a investire piccolissime somme per dare visibilità ai post molto prima del recente aggiornamento dell’algoritmo attuale così castrante nei confronti della visibilità delle pagine. Mi piacerebbe davvero sapere dove ho sbagliato….in realtà qualcosa mi sfugge: ho la sensazione che FB sia solo una macchina infallibile perditempo. Le persone sembra si vogliano solo svagare essere evanescenti oppure iraconde ma non vogliono saperne granché di proposte riconducibili a messaggi promo. E la tendenza negli ultimi tempi è ancora più evidente. A volte rimango perplesso nel notare un enorme numero di likes per per post che reputo spazzatura e al contrario contenuti di qualità che lasciano indifferenti i più. Sembra che FB sia diventata L’Isola della Felicità dove gli indigeni abbiano stampato un eterno sorriso in stile The Truman Show. Per favore aiutatemi a capire. Grazie
Ciao Roberto,
Difficile trovare la risposta al tuo problema. Ma una cosa posso dirla: hai ragione, spesso le persone vogliono solo divertirsi. Chi cura una Fan Page deve essere capace di comprendere questo meccanismo e di sfruttarlo a proprio favore.
Anch’io mi complimento con l’articolo e concordo. Concordi con me sul fatto che per fare personal branding bisogna però avere la personalità? E anche la professionalità? Molto spesso i per un freelancer copiano e incollano contenuti, senza metterci anima. A questo punto scatta un processo di spersonalizzazione che vanifica l’azione di promozione del brand. In fondo, si chiamano social e si basano su principi di psicologia sociale. Però è vero che ci vuole equilibrio e mediazione, un saggio dosaggio delle parole e una buona conoscenza della lingua. E uno studio, anche lessicale, del target che vogliamo raggiungere, anche dal proprio profilo personale. Grazie.
Ciao Alessia,
è un lavoro che copre diverse abilità. La personalità, però, come suggerisci, viene prima di tante altre: devi comunicare, e lo devi fare con la tua voce. Mai vivere la professionalità di altri.
Grazie Riccardo. Personalmente avevo proprio bisogno di tutte le riflessioni che hai fatto.