Internal cliffhanger: come usare queste tecniche di copywriting

Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il

L’internal cliffhanger è una tecnica di scrittura per mantenere l’attenzione del lettore e incoraggiarlo a continuare a leggere. Si tratta di una sorta di suspense creata dall’autore per tenere il lettore in sospeso, lasciandolo con una domanda.


Il titolo del post ha un obiettivo: attirare l’attenzione del lettore e, al tempo stesso, illustrare il contenuto della pagina. Il titolo deve informare e incuriosire, annunciare e stuzzicare. E gli internal cliffhanger devono portare il lettore fino alla fine.

Il motivo? Sempre quello: le persone non hanno tempo da perdere. Scannerizzano la serp e i social alla ricerca di contenuti che sappiano risolvere un problema.

Internal Cliffhanger
Il finale sospeso è sempre efficace.

Il titolo è protagonista assoluto. Ma non è l’unico elemento da curare per mantenere l’attenzione del lettore. L’headline brillante attira, ma ha poca influenza nel post. La scrittura si trascina? La sintassi si complica? Il ritmo perde mordente?

Ok, in questo modo rischi di perdere il lettore. Certo, ci sono dei trucchi che possono allontanare la monotonia. C’è la formattazione, puoi sfruttare i paragrafi e le liste puntate. Ma a volte hai bisogno di qualcosa di veramente speciale.

Cosa sono gli internal cliffhanger

No, nessun collegamento con il film di Sylvester Stallone. Gli internal cliffhanger (bucket brigate o cliff-hanger) nel copywriting sono dei trucchi linguistici che ti permettono di ravvivare l’attenzione dell’utente durante la lettura dell’articolo.

In una prospettiva più ampia, il cliffhanger è quell’artificio narrativo usato nel cinema, nelle serie TV, nelle trasmissioni radiofoniche, nei podcast e in narrativa per creare suspence. Per intrigare, incuriosire e legare il pubblico al prossimo episodio.

In sintesi, è il colpo di scena prima della fine. Sai perché si chiama proprio così questo trucco di persuasive copywriting? Leggerlo è come guardare qualcuno appeso a una scogliera: cosa accadrà? Si salverà? Vuoi vedere cosa succede.

Da leggere: tecniche di copywriting per scrivere testi persuasivi

Perché abbiamo bisogno dei cliffhanger

Perché dobbiamo creare un finale sospeso per far tornare le persone sul contenuto o mantenerle ben salde e creare un teaser. C’è una promessa nel cliffhanger: segui i prossimi episodi di questa saga se vuoi sapere cosa succede dopo.

Esempi di cliffhanger in serie TV e film.

Per avere la risposta questa è la strada. Ma è giusto analizzare anche la prospettiva micro, e di valorizzare il cliffhanger interno del copywriting: stringhe di testo che legano il tuo articolo con le emozioni, e spingono il lettore a proseguire. 

Come sfruttare i cliffhanger nella scrittura?

Sono solo stringhe di testo senza senso? Poco preciso, vero? Ecco qualche esempio concreto, preso dall’articolo di Copyblogger, per creare degli internal cliffhanger efficaci nella tua attività di scrittura online. Qualche punto concreto?

  • Sfida il lettore alla fine del paragrafo, stuzzica il suo orgoglio invitalo a fare qualcosa o a lasciare un contributo nei commenti anche se non sei alla fine del post.
  • Usa l’ironia, collega due paragrafi con una battuta o chiudi un periodo con un’osservazione divertente: fai capire al lettore che si continua  a leggere.
  • Insinua il dubbio nelle certezze del lettore, e guidalo verso il paragrafo che riassume la risposta. Il ritmo deve essere piacevole, senza forzature e imposizioni.
  • Stimola la curiosità, fa’ in modo che la lettura del paragrafo successivo si indispensabile per completare l’insieme. Ed evita, quindi, periodi inutili.

Ultimo punto. Lo stupore ti aiuta perché fa parte della tua capacità di leggere i sentimenti e di immedesimarti nei suoi stati d’animo. C’è qualcosa che ti lascia senza parole? Fai partecipe anche chi ti legge, condividi le tue emozioni senza paura.

Vuoi un buon esempio di cliffhanger nella letteratura? Leggi Le Mille e Una Notte: la principessa, per evitare la morte, conclude ogni storia con un aneddoto per poter vivere un giorno in più. Ecco un buon esempio di storytelling applicato alla vita reale.

Uso dei cliffhanger nel SEO copywriting

Si tende a vedere il copywriting per i motori come una tecnica poco incline a questi artifici. In realtà la scrittura creativa che tende a usare i cliffhanger per mantenere l’attenzione del lettore ha motivo di esistere anche nella scrittura SEO.

Esempi di cliffhanger nel copywriting

Finito qui? No di certo: uno dei modi migliori per creare dei collegamenti, dei cliffhanger interni, è racchiuso nel linguaggio parlato. Ovvero in quel linguaggio che si arricchisce con una serie di elementi apparentemente inutili come:

  • Sai perché questo accade?
  • Ti sembra impossibile, vero?
  • Questa è la mia opinione.
  • Mi spiego.
  • Ecco cosa intendo.

Parole inutili che appesantiscono la lettura? In realtà accendono l’interesse del pubblico, lo guidano verso il paragrafo successivo. Incuriosiscono. Suggeriscono idee, stati d’animo e intenzioni. Tutto questo diventa arte nella mani del copywriter.

Puoi usare queste soluzioni in molti casi. Non sempre, certo. Ma in un contesto come quello del blogging possono essere un’ottima chiave per avvicinare lettore e autore, per ravvivare l’attenzione e guidare l’utente verso i punti più importanti.

Per approfondire: la checklist del bravo copywriter

Internal Cliffhanger: e tu li usi?

Hai già usato gli Internal Cliffhanger e stuzzicato la curiosità dei lettori? Hai fatto leva sullo stupore o sul linguaggio confidenziale che si usa ogni giorno? Secondo te sono idee utili? Lascia le tue opinioni e le esperienze nei commenti.

Riccardo Esposito

Sono un web writer freelance. Mi occupo di scrittura online dal 2009, mi sono specializzato nella stesura di piani editoriali per blog aziendali. Ho scritto 3 libri dedicati al mondo del blogging e della scrittura online (bio di Riccardo Esposito).

Categoria: Scrivere

11 commenti su “Internal cliffhanger: come usare queste tecniche di copywriting”

  1. In qualche caso li ho usati, credo più o meno tutti, ma solo negli ultimi mesi. Non sapevo si chiamassero così.

    Non sono molto favorevole al linguaggio colloquiale, nel senso che credo bisogna mettere dei limiti: stiamo pur parlando di 2 cose differenti, il parlato e la scrittura. Però, se ben inseriti, questi “cliffhanger” interni in effetti creano un maggiore coinvolgimento nel lettore.

    In una rete sempre più piena di gente che scrive bisogna escogitare metodi per tenersi i lettori e guadagnarne altri.

    1. Riccardo Esposito

      Esatto Daniele! Dobbiamo trovare il giusto equilibrio, dobbiamo avvicinarci al lettore rispettando la buona scrittura.

  2. Ciao,
    non conoscevo il termine specifico lo ammetto.
    Probabilmente li ho usati in alcuni dei miei post ma più a livello intuitivo che strategico. Scrivo per pura passione al momento e ho tanto da imparare.
    Questo post me lo stampo e ne farò buon uso.
    Sempre utili consigli, basta mettersi all’opera!

    1. Riccardo Esposito

      Ciao Francesca, mi fa piacere che ti sia piaciuto questo post. Forse è di nicchia, dedicato esclusivamente a chi scrive articoli per blog, ma ugualmente utile. Hai già usato queste tecniche? Forse, in fin dei conti fanno parte del nostro linguaggio quotidiano.

  3. Ottimo articolo, come sempre! Non avevo mai pensato all’utilizzo di domande all’inizio o all’interno dell’articolo: di solito mi limito a fare una considerazione dell’argomento e alla fine espongo la mia opinione e chiedo quella dell’utente. Effettivamente se si arricchisce l’articolo di domande o affermazioni ironiche, il lettore credo che si sentirà più coinvolto e più spinto a dire la sua…sarà per questo che ho pochi commenti 🙂 proverò il tuo consiglio.

    1. Riccardo Esposito

      Ciao Ico! I lettori sono molto attenti alle Call to Action: prova diverse soluzioni e cerca di capire qual è la più efficace.

      Secondo te ci sono altri motivi che si nascondono dietro l’assenza di commenti?

  4. Valeria Menichini

    Ho visto in alcuni blog un buon uso di un cambio di tono, di linguaggio e persino di voce narrante. Un esempio di ottimo uso di questa tecnica è il blog Efficacemente di Andrea Giuliodori. Un testo snello, ben scritto, approfondito interrotto in corsivo da una battuta con un tono slang, giovanile e diretto. Vi consiglio di darci un’occhiata.

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