Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il
La frequenza di rimbalzo o bounce rate è la percentuale di persone che arriva su un sito web e lo abbandona senza visitare altre pagine del dominio. Si tratta di una metrica per misurare l’user experience (UX) di un portale internet.
Molti si limitano a osservare il tempo di permanenza sulle pagine di un sito web. Oppure si guarda il grafico delle visite giornaliere. Ma bisogna monitorare anche il bounce rate, la frequenza di rimbalzo. Per l’esattezza il rimbalzo è la sessione di una sola pagina.

La frequenza di rimbalzo è inversamente proporzionale all’interesse che i lettori nutrono nei confronti del tuo blog? Non è così, il bounce rate non è un valore negativo o positivo a priori. Vogliamo approfondire questo tema legato all’exit rate?
Indice dei contenuti
Cos’è la frequenza di rimbalzo, cosa significa
La frequenza di rimbalzo o bounce rate è il rapporto tra le sessioni che visitano una sola pagina e tutte le altre. Detto in altre parole, è una metrica fondamentale.
Questa percentuale individua uno dei fattori che possono definire la qualità dei click. Questa è una percentuale di Google Analytics (ma anche di altri sistemi di statistiche come ShinyStat) e che consente di avere un’idea della quantità di sessioni che arrivano sul sito e visitano una sola pagina, a prescindere dal tempo.
Da leggere: come aumentare le visite del sito
Come calcolare frequenza di rimbalzo: la formula
Fai il rapporto tra le sessioni di una sola pagina (visite di rimbalzo) per tutte le sessioni. Se la home page di un sito riceve 100 visite in un giorno, e 50 abbandonano il sito senza accedere ad altre pagine, la frequenza di rimbalzo è del 50%. E la formula (da declinare in base alla risorsa) sarà: visite totali/rimbalzi*100.
Qual è la differenza tra exit rate e bounce rate
Questi parametri vengono confusi. Qual è la differenza? La risposta è semplice: la percentuale di uscita (exit rate) è la fetta di visite che terminano sulla pagina analizzata. In pratica, quante persone escono da quella risorsa.
Il tasso di rimbalzo, valutato sempre per pagina, è la percentuale di utenti che iniziano e chiudono l’esperienza sul sito con la pagina in questione.
Qual è la frequenza di rimbalzo ottimale media
Non c’è un valore accettabile per tutti. Un e-commerce dovrebbe avere una frequenza di rimbalzo bassa (30%) mentre un sito web con home page molto articolata e lunga, con poche pagine interne, può avere un bounce rate alto. Tipo 80%.
Qual è la frequenza di rimbalzo ideale per un diario online? In questo caso molto dipende dalla fonte. Come mostra anche Jakob Nielsen in questo grafico, chi arriva dai motori di ricerca ha un bounce rate più basso rispetto agli altri.

Perché trova il post, legge e lascia il portale. Questo è il destino che caratterizza il progetto blog, è normale avere un bounce rate alto sul singolo articolo.
La home page, invece, dovrebbe avere un valore più basso perché è una pagina di smistamento. Dovrebbe servire, appunto, a portare le persone verso risorse diverse. Magari quelle landing page che ti consentono di guadagnare online.
Il bounce rate accettabile: sempre sotto il 70%?
Questa idea si ritrova online è da superare. Non c’è un bounce rate medio ideale, esistono metriche differenti che possono avere valori diversi e dal significato sempre da contestualizzare. Esiste la frequenza di rimbalzo per:
- Specifica pagina
- Gruppo di pagine.
- Intero sito.
- Canale di provenienza.
L’analisi è profonda, e devi prestare attenzione ai casi anomali. Ad esempio, possibile avere frequenza di rimbalzo 0%? Forse la puoi abbassare molto se riesci a rendere indispensabile la visita a una seconda pagina, ma in linea di massima questo avviene per aver inserito il doppio codice di tracciamento di Google Analytics.
Bounce rate alto non è sempre segnale negativo
No, può essere anche una semplice caratteristica del progetto. Però se non mi piace me ne vado. Ed è anche vero che la frequenza di rimbalzo può essere alta perché le persone già conoscono il progetto. Oppure la pagina risponde a tutte le domande.

Quindi le persone leggono un articolo e se ne vanno. Presa da sola frequenza di rimbalzo non ha significato. Dovrebbe essere incrociata con altri dati.
Come il tempo di permanenza e il pageview per visit. In ogni caso può essere utile diminuire la frequenza di rimbalzo. E ci sono molte soluzioni per combattere questo male e ridurre (quasi) definitivamente le percentuali del bounce rate.
Qual è la frequenza di rimbalzo di un ecommerce?
In un settore del genere è importante lavorare sodo per diminuire il bounce rate. In questo caso, infatti, il valore diventa decisivo: per dare un senso alla visita di un utente, e quindi guadagnare online, c’è bisogno di più click sul sito.
In questo caso non esiste una frequenza di rimbalzo ideale, ma se un sito ecommerce supera il 60% è utile indagare sul motivo di una percentuale elevata.
Il pubblico deve sfogliare pagine prodotto e andare sul carrello per comprare. Wikipedia, per esempio, è un sito web che non dovrebbe essere interessato alla frequenza di rimbalzo. La gente entra, legge e va via soddisfatta.
Ma non è così per un ecommerce. Il mio amico Renato, ad esempio, ha uno shop online. Se un visitatore atterra su una pagina di prodotto dovrebbe cliccare sul pulsante Acquista e procedere verso la conversione. Altrimenti è inutile.
La frequenza di rimbalzo ideale per un blog
Come suggerito nel paragrafo precedente, non esiste un unico bounce rate. Per questo la frequenza di rimbalzo di un blog deve essere valutata in modi differenti.
Nel singolo articolo è normale avere un bounce rate alto sull’80% perché rappresenta il punto d’arrivo. Qui c’è informazione: la persona legge e trova ciò che vuole. Magari può essere utile fare una verifica con il tempo di permanenza per capire se, in media, l’articolo viene fruito o le persone tendono ad andare via subito.
Sulla home page mi aspetto un bounce rate più basso, sotto al 70%. Lo stesso vale per tag e categorie che dovrebbero essere delle pagine di smistamento.
Le risorse che meritano la mia attenzione: quelle che portano verso le landing page più importanti. Ad esempio, posso creare degli articoli con un lavoro di scrittura SEO oriented per posizionarmi su Google. E con call to action utili per raggiungere le landing page. In questo caso per me è vitale diminuire il bounce rate.
Se il successo del tuo sito dipende dal fatto che gli utenti visualizzano più di una pagina, allora sì, una frequenza di rimbalzo elevata è un male.
Google Analytics
Come abbassare la frequenza di rimbalzo online
Ridurre la frequenza di rimbalzo è un dovere preciso. Chiaro, tutto questo deve essere contestualizzato e portato a un livello strategico: non devi solo abbassare il bounce rate ma devi capire come si comporta il pubblico e trovare una soluzione.
Per risolvere questo passaggio ho chiesto consiglio a Stefano Mini, fondatore di Active Powered. Stefano mi ha dato indicazioni per migliorare la frequenza di rimbalzo.
Punta sulla credibilità del sito web
Se vuoi diminuire il bounce rate devi puntare sulla credibilità. In che modo? Crea una pagina chi sono. E inserisci il nome completo con la tua foto senza dimenticare le esperienze si studio e professionali. Magari un video personale.
Oltre a parlare di te e di come puoi risolvere i problemi, devi dare alle persone un punto concreto per raggiungere l’attenzione. Pagina chi siamo e contatti sono risorse decisive per conquistare la fiducia. E per mantenere il pubblico sul blog.
Diminuire la frequenza di rimbalzo con i correlati
Ricorda che tra i link interni ci sono gli articoli correlati alla fine del post, molto utili per diminuire la frequenza di rimbalzo. Spesso i plugin per aggiungere post alla fine dei contenuti scelgono le risorse senza una giusta correlazione.
Per questo ti consiglio Contextual Related Post, un’estensione per scegliere con grande precisione i link che completano l’articolo. Ci sono altri plugin WordPress per abbassare il bounce rate ma io te ne suggerisco uno in particolare.
Semplifica i contenuti e facilità la lettura
Leggi gli articoli sul tuo sito. Sono per caso impersonali, precisi, distaccati? I lettori se ne accorgono e non apprezzano. Quando scrivi devi fare in modo che la personalità trasudi da ogni parola, questo aiuta a diminuire l’abbandono del sito.
Sei appassionato degli argomenti che affronti? Fai capire questo tuo sentimento a chiunque posi gli occhi sulla pagina. Fidati, gli utenti sono stanchi dei paroloni e ancora di più di tutti quei blogger che si danno arie. Perché sono tutti uguali: noiosi.
Tu invece devi essere diverso per fare in modo che tutti si ricordino di te. E il miglior modo è usare il tuo stile personale, non quello che ti insegnano a scuola.
Velocità di caricamento e frequenza di rimbalzo
Perché dovrei rimanere sul tuo sito se per aprire ogni pagina ci vogliono 10 secondi? Quando ti chiedono come diminuire la frequenza di rimbalzo devi essere onesto: aiuta a ridurre il tempo di caricamento delle pagine e a velocizzare WordPress.
Abbassa il bounce rate con la buona leggibilità
Sai perché le persone abbandonano i tuoi articoli? Semplice, non trovano testi facili da leggere e questo dipende anche dalle buone regole della leggibilità per i testi.
Come muoversi? Dividi il testo in paragrafi, usa il grassetto per guidare l’occhio, aggiungi H2 e H3 per introdurre gli argomenti, metti le foto solo quando servono e non per spezzare il testo. Rendi la lettura semplice e piacevole.
Sfrutta i link interni per guidare il pubblico
I link interni sono parte integrante del lavoro di ottimizzazione SEO di una pagina web e permettono al lettore di scoprire nuove risorse: leggendo si scoprono nuovi articoli, in questo modo puoi abbassare la frequenza di rimbalzo.
E raggiungere un valore accettabile. leggendo si scoprono nuovi articoli, in questo modo puoi abbassare la frequenza di rimbalzo e raggiungere un valore accettabile.
Ottimizza il menu di navigazione
Parlo di quella barra a metà fra l’header, l’immagine di testa, e il contenuto. Deve essere grande e visibile, perché è quella che aiuta i visitatori a orientarsi sul sito.
Aggiungendo questo elemento ho aumentato le visualizzazioni di pagina di un buon 30%. E tutto con pochi minuti di lavoro, perché realizzare questo tipo di menu WordPress è semplice. Ecco alcuni suggerimenti per la barra di navigazione:
- Se io faccio click su una tab voglio sapere cosa leggo. Usa i microcontenuti dei link con semplicità.
- Non esagerare con i link nella barra di navigazione, evita sotto-menu a valanga.
- Rendi la barra visibile. Fa’ in modo che la navigazione risalti nell’header del sito.
Se abbondi non farai altro che creare confusione, i visitatori se ne andranno. Come diminuire la frequenza di rimbalzo? Elimina scelte. Chi arriva sul sito non vuole pensare, il che include decidere quale delle pagine proposte leggere.
Elimina impedimenti ed errori di visualizzazione
Altro motivo che porta all’aumento del bounce rate: le pagine non si vedono bene, ci sono dei pop-up che danno fastidio. Ancora, da mobile il sito è un disastro. Ottimizza le pagine web e fa’ in modo che siano piacevoli da leggere.

Ricorda di migliorare la navigazione da mobile. Il font deve essere grande e leggibile, gli elementi di navigazione facili da selezionare. Puoi fare una verifica sul Mobile Test di Google o seguire la Search Console che evidenzia gli errori.
TL;DR: come migliorare il bounce rate
Devi creare un buon percorso di link interni, velocizzare WordPress e controllare la versione mobile, eliminare banner invadenti e, ovviamente, pubblicare contenuti di qualità. Questi sono i motivi che portano ad aumentare il bounce rate:
- Presenza di visite casuali sul sito.
- Ci sono poche pagine pertinenti.
- La navigazione del sito è carente.
- L’aspetto grafico mette in difficoltà.
- Il contenuto lascia a desiderare.
- Il sito web è troppo lento.
- Ci sono Popup o altri annunci intrusivi.
Un punto cruciale: il sito web non viene visualizzato correttamente sul dispositivo utilizzato per accedere e navigare. Questo è un problema che deve essere affrontato: la frequenza do rimbalzo più alta si manifesta proprio da mobile. Ovvero nel momento in cui le persone hanno bisogno di una navigazione snella ed efficace.

Altro motivo che porta l’abbandono del sito: l’assenza di call to action o link interni. Devi creare una rete ben definita di articoli correlati e collegamenti utili al lettore. In questo caso può far comodo la presenza di qualche estensione valida.
La frequenza di rimbalzo: meglio alta o bassa
Ora arriva il tuo turno. Perché non racconti nei commenti come affronti il problema della frequenza di rimbalzo? Dalla tua esperienza possiamo imparare molto!
Categoria: Marketing
😀 nel mio blog ho un br altissimo, ma è normale perchè il maggiore numero di utenti che mi visita arriva da una ricerca, quindi legge quello che ha cercato e va via come la maggioranza credo! 😀
ciao
@evilripper – Ciao! A tal proposito ti consiglio di dare uno sguardo all’articolo di Jakob Nielsen che ho linkato nel post!
Ciao Riccardo, concordo sull’offrire i contenuti di qualità e cercare di ottimizzare le risorse sia sul sito che sulla sidebar. Volevo fare una piccola precisazione riguardo il Bounce Rate. Analizzare la metrica del Bounce Rate (Frequenza di Rimbalzo) in un blog, potrebbe indurre ad errore o a fare considerazioni poco esatte se non si ha una giusta visione del sito stesso.
La fisionomia di un blog è differente da quella di un sito tradizionale o un e-commerce. Di conseguenza, l’utente legge le ultime novità e va via. In questo caso la frequenza di rimbalzo seppur alta non è necessariamente un indice di cattivo gradimento. Idem quando sul blog posti una soluzione ad un chiaro problema. Chi arriva dal motore di ricerca perché sta cercando la tua soluzione, legge la pagina, applica le correzioni e va via. Anche in questo caso la pagina o il post potrebbe avere assolto in pieno il compito per il quale è stata gestita.
Ciao Antonio,
Hai fatto bene a precisare. Il blog, soprattutto in settori in cui il lettore fidelizza, è fatto così: leggo una pagina e via. Quindi bisogna interpretare i dati con attenzione.
Tu come ti comporti di solito? Leggi solo un post oppure ti lasci “trascinare” dai link interni?
hehe, spesso mi faccio trascinare, soprattutto quando gli articoli correlati sono veramente affini tra loro. Ovvio che mi succede solo sui alcuni siti, quelli che ritengo affidabili. Il tuo è uno di questi 😀
Ti ringrazio.
Io ci tengo molto alla buona architettura: preferisco non inserire i link interni su ogni singola parola, magari più volte verso la stessa risorsa. Ci sono plugin che lo fanno in automatico: francamente la trovo un’abitudine fastidiosa.
Link interni: pochi ma buoni.
Ho un magazine con una frequenza di rimbalzo bassissima circa 1% e non tutti i contenuti sono di altissima qualità. La fonte delle visite è divisa equamente fra ricerche, paid search e social. Mi sono sempre chiesto se una frequenza di ricerca cosi bassa possa influire negativamente.
In realtà la frequenza di rimbalzo bassa è sinonimo di un sito in cui le persone visitano spesso altre pagine, quindi è un fattore positivo. o quantomeno è un segno interessante. Così bassa però è una situazione strana, vuol dire che quasi tutti i visitatori visitano un’altra risorsa, ed è una condizione tipica dei siti che hanno passaggi definiti.
ciao Riccardo,
il tuo post è un po’ datato ma spero tu possa rispondermi ugualmente. Da un mese a questa parte ho esattamente il problema opposto a quello che descrivi nel tuo articolo, ossia ho avuto un crollo drastico della frequenza di rimbalzo del mio blog. Da una percentuale che è sempre stata tra il 70 e l’80%, sono passata ad avere una frequenza di rimbalzo pari a 0,43%.
E’ tecnicamente impossibile immagino e volevo capire se avevi qualche suggerimento in merito. Cosa posso controllare? è sicuramente dovuto a qualche modifica che ho fatto in seguito ma non so proprio dove guardare.
Grazie se vorrai aiutarmi, Elena
Prima cosa: sei sicura di aver messo il codice Analytics nel modo giusto? Gli altri dati come sono?